Ho iniziato a scrivere quando avevo 12 o 13 anni e da allora non mi sono mai fermato. Nel tempo, la mia scrittura ha assunto molte facce, tratti distinti di molteplici personalità, che però formano un’unica Persona, Fabrizio Valenza.
Le mie letture iniziali erano appassionanti romanzi di Salgari. Ricordo come mi provocarono grande stupore quando venni a sapere che il veronese Salgari non era mai stato in nessuno di quei posti che descriveva con tanta fantasia. Allora era possibile usare la propria fantasia in modo tanto “stravagante” e ricco! Complice mio padre, che mi regalava dei meravigliosi libri del tutto bianchi, decisi anche io di provare a usare la mia fantasia per creare storie.
Così giunsi a scrivere i miei primi romanzi attorno ai vent’anni, quando vivevo giornate dorate all’Università di Padova e poi a Verona, con i miei compagni universitari con cui passavamo intense ore al bar locale, dopo le lezioni. Romanzi mai pubblicati, ispirati ancora una volta all’avventura e al thriller: Michael Crichton la faceva da leone, in quell’epoca soprattutto con Sfera, e così anch’io mi rifacevo alla sua scrittura intelligente e tecnologica.
Il primo romanzo che, lo compresi subito, avrebbe avuto risultati editoriali, giunse però nel 1999, con quell’ispirazione ricca e fruttuosa che portò a Storia di Geshwa Olers. Era un’ispirazione tutta mia, tutta italiana, tutta concreta e spirituale. In questi giorni sto avviando il rilancio dell’intera serie, a partire da Il viaggio nel Masso Verde, di cui potete leggere contenuti e caratteristiche in questa pagina del sito dedicato.
In seguito furono i romanzi horror, altro filone che mi ha rappresentato per alcuni anni, anche se non mi ci sono mai specchiato del tutto. In fin dei conti, però, uno scrittore è così: si rispecchia in ciò che scrive, i romanzi rispecchiano ciò che è il loro autore, ma mai del tutto, perché l’autore è sempre qualcosa di più o, spesso, molto di più. Questo è uno dei motivi per i quali non bisogna mai confondere il romanzo con i pensieri di chi lo scrive.
Infine, in questi ultimi anni, è arrivata la filosofia. L’elaborazione che ho sviluppato e sto ancora sviluppando, prende le mosse dai pensieri e dalle riflessioni di una vita intera, dalla meditazione cui mi dedico da alcuni anni e dagli studi effettuati all’Istituto di Scienze Religiose. Posso rintracciare i primi “vagiti” di questa elaborazione nelle discussioni sull’esistenza (o sull’inesistenza) del “tempo” con gli amici della parrocchia, nel lontano 1988. Sapete, vero, che il tempo non esiste? Il dato per me incredibile è che tutto, ma davvero tutto, ciò che penso si è riversato in questi testi che ho scritto di getto nell’arco di tre anni. Riflessioni e studi di un ventennio prima hanno dato il loro risultato, iscrivendosi talvolta con sole poche e precise parole magicamente estrapolate da testi che all’epoca nemmeno capivo del tutto (Heidegger ed Hegel su tutti) all’interno delle centinaia di pagine già vergate, e che vedranno la luce a cavallo del nuovo anno con Mimemis Edizioni. Un altro fondamentale tassello che arricchisce il mio cammino.
È proprio la filosofia e darmi la spiegazione di cosa sia un essere umano: un percorso di riconoscimento di ciò che siamo, progressivo, tendenzialmente senza cesure (anche se, spesso, le cesure le operiamo noi!), che porta in superficie il vero “essere” che ci rende (o meno) umani. La scrittura di narrativa e quella di filosofia sono le due facce di un medesimo volto, sempre rivolto verso l’alto.