Avvento 1: la vostra liberazione è vicina

Il tema della libertà interessa tutti, che si tratti di una libertà intesa in senso laico, come frutto di un cammino interiore di tipo psicologico e umano, o che si tratti di una libertà intesa in senso spirituale, come frutto dell’azione di Dio. Dovremmo, però, smetterla di pensare le due tipologie come separate.

Voglio proporre un breve approfondimento sull’argomento, approfittando del percorso di avvento, che conduce alla scoperta che Dio si è incarnato, rendendo divino l’umano stesso. Lo farò proponendo vissuti personali, che credo siano esemplari per ciò che accade in realtà a molta gente.

Il primo vissuto riguarda il mio cammino per entrare in convento e diventare un frate francescano. Il culmine di questo percorso fu una volta in convento, pochi giorni prima di uscire (l’esperienza fu piuttosto breve, due anni di postulandato in tutto, ma molto intensa) per fare ritorno alla mia vita da “laico”. Se c’era qualcosa che mi aspettavo dal cammino religioso, era che qualcuno mi aiutasse a fare chiarezza interiore e comprendere una volta per tutte se quella dovesse essere la mia strada. La crisi aumentò settimana dopo settimana, man mano che si avvicinava il giorno in cui mi sarei dovuto vestire per la prima volta con il saio e affrontare il noviziato. Ed ecco un’esperienza particolarmente difficile: per quanto mi guardassi attorno, per quanto chiedessi aiuto al maestro, per quanto giudicassi giusto essere accompagnato in un cammino di chiarezza interiore, non trovai nulla di tutto questo. Non c’era alcuna “mediazione” umana che fosse valida. Fu quella l’occasione in cui mi resi conto una volta per tutte che l’unico maestro che vale davvero la pena di ascoltare è il Maestro Interiore, Cristo. Ne ho scritto anche un libretto, in cui ho raccolto alcune riflessioni.

Ogni maestro in terra è un maestro che non va ascoltato. Ripeto: non va ascoltato, a meno che non si faccia trasparente delle parole del Vangelo.

Il secondo vissuto è un sogno che ho fatto proprio questa notte. Sapete, i sogni sono la voce dell’Essere sempre presente in noi, motivo per cui non vanno presi sottogamba, ma vanno compresi alla luce di ciò che siamo da sempre (da ben prima che diveniamo consapevoli di noi stessi) e che dobbiamo tornare a essere, così da riconoscere che Dio ci abita. In questo sogno, dormivo nella camera da letto della casa dell’infanzia, ma non era la mia camera, bensì quella di uno dei miei fratelli. Nel buio, sentivo che qualcosa volava sotto il soffitto e quando accendevo la luce, c’erano pipistrelli e strani animali fantastici (tipo granchi velenosi con le ali) che pullulavano sopra di me. Chiedevo a mio fratello di accendere la luce, ma lui se ne andava. Perciò, mi alzavo io stesso, cercavo di alzare la tapparella per far luce, ma la tapparella era rotta. Allora decidevo di andare stavolta nella mia camera da letto, per vedere cosa fosse successo alla tapparella di mio fratello dall’esterno, e mi rendevo conto che non si sarebbe mai potuta alzare perché era del tutto rotta.

Analizzando questo sogno, mi sono reso conto di un fatto estremamente importante: a lungo mi sono aspettato che qualcun altro facesse luce nella mia vita, o che la visione degli altri, lo sguardo degli altri, fosse più luminoso del mio. E invece no, è un approccio sbagliato. Il Maestro è a noi interiore, più che agli altri, perché Egli parla a noi in noi molto meglio di quanto possa parlare a noi negli altri. La nostra “coscienza” spirituale, quella alta che si apre al Divino, è la sede del Maestro Interiore, esattamente come sosteneva Sant’Agostino.

Il Maestro Interiore è presente per preparare la nostra liberazione, ed essa va compiuta in noi stessi nell’ascolto e nell’accoglimento dell’aiuto che ci giunge dal Divino stesso. Ma c’è un’implicazione fondamentale di cui tener conto: le narrazioni famigliari.

La famiglia è certamente luogo di formazione e di possibilità, ma molto spesso è anche luogo di limitazione e di problematicità. Di incatenamento. Guardate, il mio modo di pensare alla famiglia non è quello classico, chiamato tradizionale, che è un pensiero estraneo al Vangelo. Io mi baso sul racconto evangelico: la famiglia è il luogo dell’amore. Dove soffia lo Spirito Santo e dove lo Spirito Santo viene accolto, lì c’è famiglia. La famiglia è una comunità nello Spirito, perché chiunque faccia la volontà del Padre, questi sarà madre, fratello e sorella. La famiglia cosiddetta tradizionale, invece, corre un rischio pericolosissimo: incatenarci con narrazioni che ci limitano nel tempo, spaventarci con “così si è sempre fatto” o “così facciamo noi”.

Ma la nostra liberazione è vicina: la libertà che ci viene promessa – e che possiamo agire fin da adesso nel momento in cui ci affidiamo al Divino che parla attraverso il Maestro Interiore – è capace di costruire la vera comunità nella fede. Quella comunità che conserverà la fede stessa, per quando Cristo tornerà.


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