Nell’articolo precedente sull’arte dicevamo come il concetto di estetica non possa essere considerato un fatto meramente esteriore, ma “debba avere in sé delle dinamiche attinenti ciò che l’Essere Umano è nel profondo”. Soffermiamoci qualche istante sull’aspetto estetico. Scopriremo qualche lato cui forse non avevamo mai pensato.
Il senso comune lega la parola “estetica” all’aspetto esteriore di cose, persone e luoghi, così da poter parlare di un’estetica dell’arredamento o di un’estetica del paesaggio o, ancora di più, dell’aspetto estetico della persona, che è ovviamente modificabile a piacimento tramite un intervento ad hoc.
Filosofia mistica della conoscenza, Mimesis 2020.
Tuttavia, sarebbe un errore pensare che si possa ridurre l’estetica a tale giudizio di esteriorità, pena il degradare lo stesso concetto di “arte”. Non è un caso se, oggi, si definisce arte e artistica ogni espressione dell’animo umano, indifferentemente da quali che siano i contenuti specifici di tale “arte” o i meriti talentuosi di chi la produce. Non esiste più – o pare non esistere più – un criterio estetico condiviso e riconosciuto, tanto che è divenuto davvero molto soggettivo il riconnettere un’espressione umana a tale ambito o meno.
Eppure, non è possibile parlare di arte senza parlare di estetica e l’estetica trova il suo senso specifico, a tutto tondo, solo in riferimento all’arte.
L’estetica è frutto di giudizio, dicevamo, ma è un giudizio che si produce in riferimento a ciò che è la passione a produrre. Se ci fermassimo a tale collegamento, non saremmo ancora usciti dal circolo vizioso che si rischia sempre quando si mettono in campo le proprie passioni personali: tutto ciò in cui mi rispecchiassi e che mi portasse a un’espressione nella quale esteriorizzo la mia interiorità sarebbe, allora, arte, trasformando il concetto nella realtà più soggettiva che esista.
- Un primo elemento da mettere in evidenza, però, per poter capire meglio cosa intendo, è che la “passione” deve essere definita con un concetto chiaro: la passione è ciò che subisco (che è il concetto classico di passione), ma è anche ciò che esprime appieno quel che sono nel momento in cui la subisco. Un’emozione, un sentimento, un pensiero, un evento, una realtà… qualsiasi cosa può imprimere il suo marchio nell’anima della persona, e tale marchio, seppur momentaneo, esprime appieno ciò che sono nel momento esatto in cui lascia il suo segno sulla cera della mia esistenza.
- Un secondo elemento, però, è il giudizio necessario affinché tale passione si trasformi in qualcosa di più: il giudizio mostra, così, una capacità di trasformare e di “maneggiare” il marchio che mi è stato impresso tramite la passione. L’arte non è materia grezza, non è mai espressione immediata, ma è sempre materia lavorata dal giudizio.
Si capisce, così, come il giudizio debba prendere in considerazione tutto ciò che è contenuto in nuce nel marchio rilasciato dalla passione, estrapolarne tutti gli elementi, quelli evidenti e quelli meno evidenti, e selezionarli, così da decidere l’estetica dell’espressione artistica.
Passione e giudizio, perciò, sono i due elementi fondamentali dell’espressione artistica, e conducono sempre, se arte vogliono diventare, a una modalità estetica, che perciò sarà comunque la possibilità di verifica dell’artisticità intrinseca nel lavoro d’arte.
Nel prossimo approfondimento torneremo sull’aspetto mistico, e proveremo a enucleare in cosa consistano gli elementi specifici di tale aspetto.
2 risposte a "Arte /2 – Estasi ed estetica"