Alchimia, cristianesimo e sogni

lucarelli_metodo_02Una delle caratteristiche peculiari dell’alchimia occidentale sta nel fatto che incarna la frattura tra bene e male istituzionalizzata dal cristianesimo.

Leggiamo ancora in Psicologia e alchimia, di Carl Gustav Jung:

Il modello Cristo s’è addossato il peccato del mondo. Ma se il modello rimane del tutto esteriore, anche il peccato del singolo rimane all’esterno e ciò fa che il singolo sia più frammentato che mai. […] Se il valore supremo (Cristo) e la suprema mancanza di ogni valore (peccato) si trovano all’esterno, l’anima è vuota: le manca l’estrema bassezza e l’altezza suprema. […] Da ciò deriva la sottovalutazione dell’anima. (pag. 20)

Inoltre – e qui iniziamo ad addentrarci nell’aspetto più importante – Jung afferma che:

Una proiezione religiosa esclusiva può defraudare l’anima dei suoi valori, tanto che essa, per inanizione, non ha la possibilità di continuare a svilupparsi e rimane arrenata in uno stato inconscio. Contemporaneamente essa cade in preda all’illusione che la causa di tutte le disgrazie si trovi all’esterno, e si finisce col non domandarsi già quanto e come vi si contribuisca noi stessi. (pag. 21)

Quindi può:

verificarsi che un cristiano, per quanto creda a tutte le sacre figure, pure rimanga senza sviluppo e senza mutamenti nell’intimo della sua anima, poiché ha «tutto Dio fuori», senza farne nell’anima una esperienza viva. I suoi motivi determinanti e i suoi interessi ed impulsi decisivi scaturiscono dalla sua anima non sviluppata e inconscia, che è più pagana e più arcaica che mai, e in nessun modo dalla sfera del cristianesimo. Non soltanto le singole vite, ma anche quella somma delle singole vite che è il popolo, dimostrano la verità di questa affermazione. (pagg. 22-23)

Ed ecco che:

Gli archetipi dell’inconscio sono corrispondenze empiricamente dimostrabili dei dogmi religiosi. La Chiesa possiede nel linguaggio ermeneutico dei Padri un ricco tesoro di analogie a quei prodotti spontanei che si presentano alla psicologia. Infatti, ciò che l’inconscio esprime, non è né un’arbitrarietà né un’opinione, ma bensì un accadimento, un fatto che esiste come un qualsiasi ente naturale. […] Se qui [nella natura] esistono delle sorprendenti «allegoriae» di Cristo, ne troviamo altre simili anche nella psicologia dell’inconscio. (pag. 28)

A questo punto potreste chiedermi: cosa c’entra tutto questo con l’alchimia? È quello che vi spiegherò nel terzo post, in uscita nei prossimi giorni. Perciò, rimanete sintonizzati sul blog.


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