Gino Strada e la santità

Nella Filosofia mistica della conoscenza, pubblicata l’anno scorso per i tipi di Mimesis, c’è un capitolo nel quale affronto il modo in cui il Divino si mostri presente. In modo particolare, metto in evidenza le due strade: quella della vita imperniata sulla religione e la gestione esplicita del sacro, e quella della vita imperniata sul mondo e la sua gestione.

L’obiettivo di questo modo di procedere è (scusate se cito me stesso): “interrogarmi se vi sia una strada che porti al Divino senza dover per forza riconoscersi non dico in una veduta strettamente confessionale, ma perfino in una più ampia modalità religiosa. La risposta non può che essere una […]: la vita divina è per tutti e tutti raggiunge, sebbene le modalità siano differenti, che ci si renda o meno conto della presenza di tale vita divina. Quel che non cambia nella chiamata alla santità, a dispetto di ogni condizione di vita e di ogni luogo (spaziale ed esistenziale) in cui ci si possa trovare, è la chiamata stessa, mentre il compimento della santità dipende dall’accettazione o meno di tale chiamata, aspetto demandato alla libertà graziata dell’essere umano”.

Nel punto, poi, in cui mi dedico a portare l’attenzione al modo in cui la chiamata assume volto differente se giunge dal Divino, pur non considerandola tale, parlo di “mistero del Tutto”, per “sondare unicamente le vie del Mondo, per renderci conto di come anche per tale strada sia comunque possibile tornare alla Consapevolezza, per stare con-il-Sapiente”, che è la terminologia che nella Filosofia mistica della conoscenza utilizzo per indicare la via verso l’unificazione mistica e concreta.

Vi è una modalità attraverso la quale il Divino giunge all’esistenziale e attraverso la quale l’esistenziale si ricongiunge (o si incammina al ricongiungimento) con il Divino. Riporto tutto il brano:

Infine vi sono le autodonazioni personali agli altri Esseri Umani, in una intersoggettività posta a fondamento del proprio esistere, talora come unica possibilità di senso e significato. Tale predisporsi è, infatti, forse la modalità più aperta – benché inconsapevole o atematica – alla Consapevolezza sempre presente, autentica risposta a un appello che non udito secondo schemi riconosciuti tipici della vita religiosa o mistica, hanno a che fare comunque con l’ambito dello “spirituale” più elevato della Coscienza: si tratta di una vera e propria apertura a ciò che è inconoscibile, sebbene attraverso la forma più riconoscibile per un esistenziale, ovvero quella dell’esistenziale stesso.

Filosofia mistica della conoscenza, pp. 187-188.

Avete presente Gino Strada? Ecco, è questo il caso.


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