Etica: sfido chiunque a dare una definizione precisa di questa parola, così spesso usata in televisione, soprattutto da alcune categorie di persone. Politici in primis, giornalisti subito dopo. Ma cosa si può dire che già non sia stato detto?
Partiamo dal significato corrente: etica è quel complesso di norme morali e di comportamenti di un popolo posti in essere in relazione a una data situazione storica. Così c’è l’etica cristiana, per esempio, che tuttavia varia di periodo in periodo. C’è la famosa “etica protestante”, della quale il buon Weber ha a lungo discettato, seppur con senso positivo, nel suo famoso testo sullo spirito del capitalismo. C’è anche un modo più ristretto di considerare l’etica, che viene chiamato deontologia, relativa alle norme di diritti e doveri inerenti un dato ambito lavorativo o di studi: la deontologia medica, che oggi così tanto fa discutere in relazione al Covid 19, o la deontologia dell’insegnante, che dovrebbe sempre chiamare in causa il docente di fronte a svolte epocali come quella relativa alla cosiddetta didattica digitale
Insomma, l’etica è l’insieme dei comportamenti regolamentati in vista della presenza, del rispetto e/o dell’accudimento del prossimo o del destinatario del nostro agire.
Poi c’è il senso filosofico della parola etica. Come dice il buon Treccani, si tratta di “ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo, soprattutto in quanto intenda indicare quale sia il vero bene e quali i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso sé stessi e verso gli altri, e quali i criterî per giudicare sulla moralità delle azioni umane”. La filosofia aggiunge la riflessione ulteriore che il consueto modo di intendere l’etica dà per implicito: il medico agisce secondo la propria deontologia e, facendolo in modo corretto, assume un comportamento etico nei confronti del paziente e del proprio lavoro. Ma la filosofia indica che il comportamento etico/deontologico del medico è indirizzato al bene, e perciò il filosofo si chiede quale sia il bene verso cui il medico deve e/o può puntare, se vi sia solo un modo di intendere il bene o se abbia un senso analogico e plurivoco, se vada sempre perseguito, se sia sempre possibile perseguirlo, ecc. ecc., in un crescendo di approfondimento cui le varie etiche filosofiche della storia occidentale, e non, hanno tentato di dare una risposta (si pensi alle etiche di Aristotele, la Nicomachea e la Eudemea, o si pensi alla piccola etica di Paul Ricoeur; o, ancora, alla discussione bioetica).
Facciamo un passo ulteriore. Esiste un senso della parola etica che è implicito in entrambi i significati appena indicati, quello comune e quello filosofico, un senso relativo alla filosofia mistica della conoscenza. L’etica è ciò cui l’essere umano non può sottrarsi se non pagando un prezzo salato: quello di non essere più umano.
La definizione Essere Umano contiene in sé le specificazioni di questa etica. Ogni persona deriva dall’Essere, che è qui da intendere come l’Unico Essere, quello che non muta, che non si svilisce, che non si arricchisce, che non diminuisce e non aumenta perché corrisponde al Tutto, materiale e non, spirituale e non. Da questo Essere, che è il Divino, deriva l’Umano, che è specificazione del Divino in forma esistenziale, potremmo dire. L’Essere indeclinabile si declina nell’Umano, che invece muta, si svilisce e si arricchisce, diminuisce e aumenta. In breve, l’Essere Umano è il Divino incarnato nell’esistenza, secondo la realtà paradossale, se vogliamo, della quale Cristo è l’evento storico. Il suo corso esistenziale ha a che fare con il cambiamento, con la mutazione, ma cambiamento e mutazione vanno visti a loro volta come concretizzazioni fisico-materiali dell’immaterialità e dell’immutabilità eterna del Divino, che tutto comprende.
L’Essere Umano è sia Essere che Umano: l’etica implicita corrisponde ai due termini che ne definiscono l’essenza. Se l’Essere Umano va in direzione opposta all’Umano o in direzione opposta all’Essere, ecco che viene meno alla sua etica implicita.
Questo, credo, dovrebbe essere il riferimento di fondo per ogni considerazione sull’etica, nel senso comune, nel senso filosofico o nel senso deontologico la si voglia considerare.
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