La meditazione e la coscienza / 1

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K12, di Tomasz Alen Kopera

La meditazione presenta pressoché in tutte le tradizioni spirituali e culturali nelle quali viene praticata alcune caratteristiche: vediamole brevemente.

Innanzitutto, essa predispone la persona all’apertura della Coscienza nei confronti di ciò che normalmente viene identificato con un ambito divino, mettendoci in comunicazione con esso, sia che lo consideriamo come una persona a sua volta, cioè Dio, o come un ambito impersonale, quale può essere il Nirvana. Questa apertura, inoltre, offre in genere una tipologia di conoscenza (di sé, del mondo e del divino) differente rispetto a quella logico-razionale con la quale ci siamo abituati da alcuni secoli a identificare e analizzare l’esperienza vitale. Tale conoscenza è fondata sulla capacità dell’essere umano di cogliere ciò che è ulteriore, caratteristica tipica di quella parte del nostro fisico che chiamiamo mente o anima (dal greco psyché) e che trascende la griglia analitica della nostra mente, legandosi più che altro all’ambito della capacità spirituale-simbolica, con la possibilità – per dono ricevuto – di venire introdotti nel mistero di Dio.

L’ambito al quale la meditazione ci apre è pervaso da una percezione differente della propria esistenza e dell’Essere eterno, e solo un linguaggio poietico, capace di produrre immagini simboliche ricche di senso, può esprimere qualcosa che lo riguardi.

La meditazione ci permette di accedere alla sfera del divino, sebbene tale pratica debba essere vissuta con profondità, coinvolgimento e costanza, e permette di fare esperienza della vaghezza – per non dire dell’inesistenza – di concetti quali lo spazio e il tempo.

Ci si renderà conto di come questi due concetti, che per due o tre secoli la fisica e la scienza sperimentale hanno reificato (li hanno resi concreti, entità assolute e reali), non siano altro che categorie caratterizzanti l’esperienza di chi vive, misure con e nelle quali la coscienza si costruisce e si conosce, oltre che come categorie del pensiero con cui la coscienza della persona conosce tutto ciò che la riguarda.

La meditazione ha la capacità di mettere in contatto con la materia prima di cui è fatta la coscienza nel flusso delle sue narrazioni personali: le emozioni, i sentimenti e le passioni, il vissuto volontario e quello involontario, i desideri e le scelte (oltre che le loro conseguenze) sono parti di queste narrazioni personali, che sarà bene conoscere a fondo qualora si voglia raggiungere una maggiore consapevolezza nella propria vita.

In breve, la meditazione è capace di aprire uno spiraglio di luce sull’esistenza intera dell’uomo, e l’intensità della sua luce dipende dalla capacità della coscienza stessa di lasciarsi mettere in discussione.

Per chi vuole iniziare a conoscere meglio se stesso, propongo la lettura del Cavatappi della personalità, il libro che sto presentando in alcuni incontri di meditazione e riflessione: può aiutare ad accorgersi di alcune importanti dinamiche interiori.


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