Sì, avete letto bene il titolo, non ho sbagliato rispetto a quello delle precedenti parti dell’articolo. Ecco la mia risposta alla domanda se i dèmoni siano realtà o simbolismo. Sono una realtà simbolica. Cerco di spiegarmi.
È ormai ovvio da ciò che ho spiegato in precedenza che quando la Bibbia e il cristianesimo parlano di demoni (siano essi dèmoni o demonii), con qualunque nome essi vengano indicati, vogliono sottolineare un’esperienza umana: l’intromissione nella vita quotidiana di una forza che l’essere umano fatica a far rientrare nella logica della propria esistenza. Anche satana è un concetto, più che una realtà concreta, più che l’indicazione del nome di una persona.
Penso che l’entificazione dei diavoli (cioè la loro trasformazione da concetto simbolico a persona) sia dovuta a una sorta di effetto traino del concetto personalizzante di Dio. Ovvero: come sapete, i tre padri cappadoci (San Gregorio di Nazianzo, San Gregorio di Nissa e San Basilio Magno) furono coloro che nei primi secoli del cristianesimo istituzionalizzarono il concetto di Trinità, ovvero di dio come tre persone, Padre, Figlio e Spirito Santo, ovviamente il tutto sulla base dell’esistenza concreta e umana del Figlio incarnatosi, Gesù. Dal momento che di Dio si poté parlare come di Persone, lo stesso passaggio mentale fu eseguito per l’oppositore di Dio, e il satana divenne Satana, i demoni divennero diavoli ben specifici e così via. Il tutto, però, seguendo una strada già intrapresa da certa mistica ebraica che poi fu abbandonata dalla stessa tradizione ebraica, ma mantenuta da quella cristiana.
È evidente che anche quando ci si riferisce a Gesù contrastato e tentato dal diavolo (come in Matteo 4,1: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo” – peirasthènai upò tou diabòlu), la parola “diavolo” vuol dire “ciò che è diviso”, e la comprensione possibile della frase è: “per essere messo contro se stesso, per dividerlo nella sua unità, che è anche un’unità d’intenti con il Padre, perché Lui e il Padre sono un’unica cosa”. Le tentazioni di Gesù sono un trovarsi di fronte alla continua possibilità per lui di allontanarsi, separarsi e opporsi al disegno del Padre. E dal momento che anche noi siamo Figli e siamo fratelli di Gesù e siamo divini perché rinati dallo Spirito Santo, il discorso appena fatto per Gesù vale esattamente anche per noi.
Ma allora, possibile che moltissime persone nel corso della storia del cristianesimo si siano sbagliate circa l’esistenza fattiva dei demoni e dei diavoli, e perfino di Satana? È il Catechismo a dire nel numero
395 La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l’edificazione del regno di Dio. Sebbene Satana agisca nel mondo per odio contro Dio e il suo regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua azione causi gravi danni – di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisica – per ogni uomo e per la società, questa azione è permessa dalla divina provvidenza, la quale guida la storia dell’uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione divina dell’attività diabolica è un grande mistero, ma « noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio » (Rm 8,28). |
Perciò è la Chiesa stessa a entificare satana in quanto angelo caduto – come il Catechismo esplicita nei punti precedenti a quello da me riportato. Allora ci si può chiedere in che senso Satana sia un ente personale. Inoltre: cosa vuol dire esattamente pensare una creatura che è puro spirito? Esistono creature senza corpo che sono pensabili come è pensabile una creatura dotata di corpo? Purtroppo la questione non è così semplice da risolvere, perché già nella Bibbia, quando si parla di angeli, se ne parla sempre in modo così ambiguo da distinguerli a fatica dal braccio di Dio. Ricordate inoltre ciò che si diceva riguardo l’anima, che è tutta parte della fisicità dell’uomo, da non confondere con lo Spirito, che viene da Dio?
Un serpente che si morde la coda, perché se dico che Satana esiste, automaticamente penso a lui come a una persona che però non si vede, alla stregua dello Spirito Santo, mentre se dico che non esiste, finisco nello psicologismo, per il quale ogni male è solo interiore all’uomo e non è mai esterno a noi.
E nessuna delle due soluzioni è adeguata a esprimere l’esperienza umana che colpisce moltissimi tra noi: che ci sia una qualche realtà esterna, che potremmo benissimo chiamare diabolica, che talvolta si impossessa di noi e ci spinge a fare cose che mai avremmo voluto. Peggio ancora, che ci sia una realtà esterna così cattiva e mai identificabile con una persona precisa, da poter dire che i dèmoni esistono realmente. O, ancora peggio del peggio, che ci sono situazioni nelle quali percepiamo accanto a noi, come talvolta ci pare di percepire i cari estinti, un’entità maligna, che ci permette di capire gioco-forza cosa si intenda quando si parla di dèmone. A volte, infatti, capita di ritrovarsi in situazioni nelle quali tutto ci dice che non siamo da soli: non solo in senso positivo (perciò quando intendiamo dire cari estinti o Dio), ma anche in senso negativo.
Questo post, però, si è fatto fin troppo lungo e scopro che è necessario rimandare la riflessione a un’ulteriore parte. E, temo, non sarà l’ultima. Alla prossima riflessione, perciò, nella quale proverò ad analizzare queste esperienze di “demonicità” alle quali ho appena fatto riferimento utilizzando un metodo filosofico che si chiama “fenomenologia”. Vedrete che non sarà inutile.