Nel precedente post sostenevo che il fantasy dovrebbe essere in grado di parlare e comunicare con qualunque essere umano. Il punto di forza sta nella sua capacità di utilizzare gli archetipi e i simboli, per comunicare con la parte più profonda e vera dell’uomo, dato assolutamente verificato dall’importanza e dalla continua fortuna che hanno poemi epici dell’antichità, poemi cavallereschi del Rinascimento e fiabe inventate o riscoperte in epoca moderna.
Eppure, più di una volta nell’arco di questi ultimi dieci anni, durante i quali ho pubblicato romanzi di vario tipo e spesso rientranti nell’ambito del fantastico, mi sono dovuto scontrare (o, meglio, confrontare) con persone, anche amiche, che reagivano in un modo molto preciso alla notizia che avrei pubblicato un romanzo fantasy: “Sono contento per te, ma mi dispiace perché non lo leggerò. Il fantasy non è il mio genere”.
Ovviamente, una simile reazione è possibile e accade spesso anche per altri generi, quali l’horror oppure il rosa, o ancora il poliziesco. Tuttavia, mentre per gli altri generi vengono portate motivazioni del tipo: non mi piace spaventarmi oppure non mi piace l’azione o non sono interessato a quello che riguarda la polizia o ai fatti di cronaca nera, per ciò che concerne il fantasy o la narrativa fantastica, la motivazione che mi viene riportata è solitamente: è troppo campato per aria. Non c’è nulla di vero, non riesco a credere nemmeno per un momento a quello che viene raccontato. E – ancora peggio – quelli che leggono fantasy mi sembrano tutti degli sciroccati.
Quelli che leggono fantasy mi sembrano tutti degli sciroccati!
Mi chiedo cosa possa portare la gente a pensare una cosa simile, soprattutto considerando proprio l’aspetto del simbolismo presente all’interno della narrazione fantastica. Il fantasy, parlando di mondi inesistenti, forse provoca una sorta di sospetto, come se presentasse una qualche realtà che ha a che fare con la mancanza di maturità? Non a caso si pensa spesso che il fantasy sia questione di bambini e di infanzia: non c’è genere più limitato, da parte dei lettori stessi, a un pubblico di questo tipo. E ovviamente non si tenta nemmeno di provare di persona una simile lettura. Si potrebbe persino rischiare di amarla.
Insomma, cosa ne pensate voi? Qual è il motivo per cui il fantasy è tra tutti i generi di nicchia, quello forse più di nicchia?
Una risposta a "Il fantasy: genere di nicchia?"