Anche il presepe entra a far parte del nostro Dizionario delle parole usurate. Molti, infatti, pensano che si tratti di una capannuccia in legno o in argilla, con dentro le statuine della Madonna, di Giuseppe e del bambinello. Niente di più sbagliato.
Innanzitutto, presepio deriva dal latino praesepium, che significa greppia, mangiatoia, cioè il luogo in cui mangiavano le bestie della stalla. La capannuccia si chiama in questo modo, perché nel Natale del 1223 San Francesco decise di celebrare sopra una mangiatoia, all’interno di una grotta di Greccio, una messa attraverso la quale poter ricordare la nascita di Gesù. Per l’occasione, come racconta Tommaso da Celano, allestì in quel luogo una rappresentazione della condizione nella quale doveva esser nato il Figlio di Dio, per vedere con i suoi occhi la povertà del bimbo: fece portare un asinello e un bue, oltre alla paglia, e invitò la gente del luogo, che accorse con candele e canti.
Ma quello che mancava nel presepe erano proprio i protagonisti principali. Secondo San Francesco, infatti, Gesù sarebbe rinato nei cuori delle persone proprio attraverso l’eucaristia celebrata sopra la greppia, e così tutti sarebbero diventati come la Madonna che ha portato Gesù in grembo. Ciò che più, però, mi preme sottolineare è il senso profondo del presepe: cioè la sacra famiglia che vi è rappresentata.
Ci siamo spesso sentiti raccontare che la sacra famiglia sia la famiglia perfetta: ancora una volta, niente di più sbagliato.
La famiglia di Gesù è sacra, perché è fondata totalmente sull’amore che crea libertà. Si può immaginare un amore più grande di quello di una donna che accetta un invito divino senza sapere a cosa porterà nella sua vita (compreso il grande dolore che deve aver vissuto)? Si può immaginare un amore più grande di quello di un uomo che accetta una donna già incinta seppur non ancora sposata, in una società tradizionale e tradizionalista come quella ebraica di 2000 anni fa? Infine, si può immaginare un amore più grande di quello di un dio immensamente onnipotente che si fa immensamente impotente nel corpo di un bambino, esposto a tutto e a tutti?
La risposta è semplice, ma non facile. Non esiste amore più grande di questo, ed è un amore fondato sulla piena e totale libertà. La sacra famiglia è “sacra” proprio perché è totalmente libera nell’amore. D’altronde, Gesù stesso ricorderà da grande: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli!” (Mc 3,33-34) e in Luca 8,21: “Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”, proprio a dispetto della madre biologica e della sua famiglia allargata che lo aspettavano fuori della casa in cui stava parlando.