Demoni: gli angeli / 11

Filippino Lippi – Tobiolo e i tre arcangeli (1485) – Torino, Galleria Sabauda

Detto tutto ciò che abbiamo detto sui dèmoni, cosa sono, allora, gli angeli secondo il cristianesimo (e l’ebraismo)? Non sono degli intermediari.

Il concetto corretto per il cristianesimo è che gli angeli sono il “braccio di Dio”, indicano la potenza, la forza di Dio, il Suo intervento nel mondo umano. Non dicevamo, tuttavia, che significassero “messaggeri”? Non erano gli angeli dei “portavoce” di Dio? E perciò, non sarebbe più corretto pensarli come degli intermediari tra noi e Dio, esattamente alla stregua dei dèmoni che rendono visibile l’ineffabile divinità?

Inoltre – e questo è l’elemento che più confusione ha creato nel cristianesimo – non sono gli angeli davvero dei portavoce della volontà di Dio, soprattutto nel Nuovo Testamento?

In effetti, nel NT ci sono diverse apparizioni di angeli, che differiscono leggermente da come vengono presentati nell’Antico Testamento.

Se nell’Antico Testamento si parla della lotta con l’angelo di Giacobbe (Genesi 32, 25-29), della scala percorsa dagli angeli, sognata da Giacobbe (Genesi, 28, 12), dei tre angeli ospiti di Abramo (Genesi, 18), dell’intervento dell’angelo che ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare Isacco e dell’angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto, solo per fare alcuni esempi, nel Nuovo Testamento vi è l’annuncio ai pastori della nascita di Cristo veicolato dagli angeli, vi è l’angelo che compare in sogno a Giuseppe, suggerendogli di fuggire con Maria e il Bambino; poi ci sono gli angeli che adorano e servono Gesù dopo le tentazioni nel deserto, l’angelo che annuncia alla Maddalena e alle altre donne la resurrezione di Cristo, la liberazione di s. Pietro dal carcere e dalle catene a Roma, e molto altro ancora. Fateci caso: nell’AT gli angeli sono indicati soprattutto come “operatività” di Dio, nel NT vi è sì l’operatività degli angeli in quanto braccio di Dio, ma vi è anche e soprattutto l’annuncio e la parola. D’altronde, all’inizio del Vangelo di Giovanni, è Cristo stesso a venir indicato come “logos”, che in greco vuol dire “verbo, parola, discorso” e anche molto altro. Rimane, tuttavia, la caratteristica di un’azione che non deve essere pensata come idea specifica degli angeli che intervengono, ma come azione che parte da Dio.

Proprio qui sta la differenza tra la mentalità classica e quella cristiana e, perciò, la specificità cristiana. Principio dell’azione nella storia della salvezza è, per i cristiani, sempre e solo Dio, che perciò è Principio vero e proprio. Per la mentalità classica pagana, invece, dalla divinità emanano forze demoniche, per così dire, cioè intermedie tra la divinità irraggiungibile e l’uomo, irraggiungibile se non per mezzo di queste forze intermedie. Per il cristiano, invece, tra Dio e l’uomo non c’è niente.

Come la mettiamo, perciò, con tutti quelli che normalmente molti cristiani pensano essere intermediari veri e propri? Facciamone un breve elenco: la Madonna, gli angeli, il Papa, i preti. Dimenticavo (e non è un caso): Gesù Cristo. Ora vi spiego.

Pensare che la Madonna, gli angeli, il Papa o i preti siano intermediari di Dio, cioè che portino la voce di Dio agli uomini, è pensare in modo fortemente eretico. La funzione della Madonna nei Vangeli non è mai, infatti, di dire cosa pensa Dio (come invece fa in molte apparizioni: una Madonna che parla fin troppo!), ma di indicare Dio attraverso la sua imitazione. Ricordate nelle nozze di Cana? “Fate come vi dirà lui”, dice ai servitori che verseranno il vino nuovo. Gli angeli, lo abbiamo appena visto, non sono messaggeri nel senso che portano la voce di Dio che altrimenti non si udrebbe: sentire le voci degli angeli è, piuttosto, una delle manifestazioni diaboliche più diffuse. Dio ha già parlato, una volta per tutte, e lo ha fatto con la Rivelazione. Gli angeli, come già detto, agiscono aiutandoci a camminare sulla strada della salvezza già segnata. E il Papa? Non è lui il vero e proprio successore di Cristo? Perciò, quando parla non lo fa come se fosse Cristo? Sbagliato. Il Papa è, casomai, il successore di Pietro, ovverosia il successore di un peccatore che ha rinnegato Cristo, salvo, poi, tornare a riabbracciarlo una volta risorto, ricevendo un incarico ben specifico: far camminare la Chiesa nel solco tracciato da Cristo. E i preti, che Dio li abbia in gloria: devono avere l’odore del gregge, delle pecore, come ha detto Papa Francesco. Ciò non vuol dire che devono puzzare, ma che devono mettersi in dialogo vitale con le persone del mondo, non con quelli già perfetti della compagine ecclesiale. I preti e i sacramenti che amministrano sono per gli ultimi, non per i primi: agire, perciò, piuttosto che predicare.

E Gesù Cristo? Non ci è stato insegnato che Lui è il vero e unico intermediario? Assolutamente sì, ma va capito in che senso.

Gesù parla e agisce con autorevolezza: ciò che dice e ciò che fa è teso a mostrare il regno di Dio sulla Terra. Attenzione, un regno che non è situato nel futuro, dopo la morte, ma che è già qui. Lo ripete in continuazione, allo sfinimento, e ha l’ardire di sostenere che non ci sarà più bisogno di alcun tempio nel quale adorare Dio, perché lo si adorerà in “spirito e verità”. Per l’appunto, non ci sarà più alcun intermediario. Indica un punto d’arrivo: arriveremo a pregarlo senza alcun bisogno di tempio fisico, ma nell’unico tempio sensato, che è quello del nostro corpo e della nostra anima. Per questo motivo va nel Tempio di Gerusalemme e scaccia i mercanti: quei mercanti avevano tutto il diritto, secondo la prassi giudaica, di stare lì, perché vendevano tutto ciò che serviva per effettuare il sacrificio a Dio. Ma è proprio ciò che Gesù contesta: non c’è bisogno di nulla per rapportarsi a Dio, perché lo si può pregare in “spirito e verità”. Non c’è alcun ornamento esteriore, non c’è alcun levita che possa portare efficacemente la voce a Dio, perché ciascuno può farlo, in quanto essere umano divinizzato dalla nascita di Gesù, che è Figlio di Dio e che ci ha resi figli esattamente come Lui.

Questo modo di pensare di Gesù – cioè che non vi è alcun bisogno di intermediari – è esattamente ciò che lo porta alla morte, perché è dal momento in cui scaccia i mercanti dal Tempio che i sommi sacerdoti decidono di condurlo alla morte per liberarsene. Gesù, infatti, minaccia la sussistenza stessa del sistema religioso. Attenzione, ancora una volta: non del sistema religioso ebraico, ma di qualunque sistema religioso. Per quanto connaturato all’essere umano che vuole rapportarsi a ciò che è ineffabile e immensamente distante, la religione tende a confermare questa distanza, per esempio interponendo degli intermediari.

Invece Gesù è venuto proprio per affermare che non vi è più bisogno di un intermediario perché Dio non è ineffabile e immensamente distante, come era considerato in tutte le religioni antiche, ivi compresa quella ebraica, ma è concreto e immensamente vicino: vi spiego in che modo.

Dio è immensamente concreto perché il suo essere è l’essere di tutto, cioè ogni cosa e ogni vita dell’universo porta il segno del Suo essere, che se non fosse, non potrebbe esserci nemmeno l’universo. Inoltre, il Figlio di Dio si è fatto uomo concreto, e perciò l’uomo è Dio, e può scoprirlo seguendo la strada di Gesù. Con l’incarnazione, Dio ha assunto la carne, la corporeità, la concretezza. Perciò, Dio è immensamente concreto, anche se ciò non significa che Dio sia tutte le cose: semplicemente, è in tutte le cose.

Inoltre, Dio è immensamente vicino, perché è nei nostri pensieri ed è nel nostro corpo. Dio non è fuori di noi, ma – come diceva Sant’Agostino – è dentro di noi, nel nostro intimo, cioè nella parte più interna della nostra vita, nella nostra anima, nel nostro modo di pensare, nei mattoncini che compongono gli atomi che ci costituiscono. I neoplatonici cristiani chiamavano questa modalità di essere di Dio “pericoresi”, come se Dio “danzasse attorno a tutte le cose”, fatto che si può scoprire solo tramite un cammino personale di fede. Poco alla volta ci si rende conto di come Lui sia vicinissimo, presente ovunque e in ogni momento.

Ecco in che modo, allora, Gesù è l’unico vero intermediario: perché Lui è il volto di Dio, che altrimenti rimarrebbe senza volto. Gesù si rapporta a quella divinità ineffabile chiamandola “papino”, abbà, considerandolo con una vicinanza mai osata in passato. Se aveva una tale vicinanza a quel dio ineffabile delle religioni, cosa volete che se ne potesse fare di intermediari sacerdotali e/o merci sacrificali? Proprio nulla: per questo motivo ciascuno di noi è sacerdote, perché chi è battezzato (e ci sono molti modi in cui ci si può considerare battezzati, ma non è questo il luogo in cui approfondire l’argomento, che aprirebbe altre lunghe riflessioni) vive della vita di Cristo, e perciò diventa il volto del Padre.

Gesù è l’unico vero e definitivo angelo. Il messaggero totale del Divino. L’intermediario concreto che, tramite la sua concretezza, rende intermediari e messaggeri, e perciò angeli, anche noi. Questo è, in fondo, il pieno significato del Natale. Auguri a tutti!


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