
Dov’eravamo rimasti? Alla possibilità di considerare i dèmoni come una realtà simbolica, che però esprime qualcosa dell’esperienza inclassificabile dell’umano. C’è, però, di più.
Fin dall’antichità, infatti, i dèmoni sono stati considerati come gli intermediari tra il Divino e l’essere umano, e se questo è accaduto, c’è un motivo. Non bisogna pensare alla “realtà” demonica come al frutto di una pura fantasia, dicevamo, ma nemmeno come al risultato di una psicosi o di una malattia mentale. Psicosi o malattia mentale sono categorie di pensiero relative alla medicina, che possono spiegare e dire qualcosa relativamente a una condizione ritenuta ottimale dello stato della psiche. Cosa sia, poi, questo “ottimale” della psiche, è questione che viene di volta in volta dibattuto e modificato con il corso del tempo e dell’evoluzione della “scienza” psicologica. È comunque interessante notare che tanto la scienza odierna quanto la teologia o la mistica antiche non hanno mai diviso i fatti “demonici” dalla psiche dell’essere umano.
Se oggi per psiche si intende unicamente la nostra mente sotto un aspetto “biologico”, fino a qualche secolo fa con tale termine si indicava l’anima, che in greco si dice per l’appunto “psyché”. Le passioni (che, attenzione, non sono i sentimenti forti, ma quei sentimenti e quelle sensazioni che imprigionano la mente della persona) erano considerate frutto dell’ispirazione dei dèmoni in età cristiana, o degli dèi in età pagana, ma la sostanza non cambia: i dèmoni che nell’età antica sobillavano l’anima dell’uomo affinché esagerasse nelle cose e perdesse di vista il “giusto mezzo” (questa è, infatti, la funzione dell’ispirazione demoniaca), non erano considerati causa diretta degli eccessi e, perciò, delle passioni, ma erano semplicemente i “suggeritori”.
Avete presente Paperino angioletto e Paperino diavoletto in un celebre cartone animato Disney di vari decenni fa, mostrati mentre suggeriscono buoni o cattivi pensieri al povero zietto papero? Ecco, si tratta esattamente di quello.
Le passioni sono, perciò, nelle mani delle persone, che possono decidere se accondiscendere e comportarsi lasciandosi trasportare da esse oppure no. Tra l’oggi e lo ieri cambia il modo di spiegarle da un punto di vista causale. Non è poi molto! L’aspetto che purtroppo si perde con la spiegazione odierna, tutta scientifica o presunta tale (perché la psicologia non è una vera scienza, sebbene abbia dei metodi di analisi tendenzialmente rigorosi), è ciò cui rimanda il concetto di dèmone come entità intermedia tra il Divino e l’essere umano.
I filosofi antichi, in modo particolare a partire dal I secolo a.C, soprattutto appartenenti alla scuola platonica (che è sempre stata la scuola filosofica più importante), avevano sviluppato un’ampia riflessione sulla demonologia, intesa come approfondimento delle tipologie di dèmoni che esistono tra la divinità e l’essere umano. Ora, non guardiamo a questa particolare tipologia di riflessione filosofica, che a noi può pure apparire inutile e assurda, ma cerchiamo di coglierne il significato recondito. Per gli antichi, ma se ci pensate bene anche per noi, Dio è del tutto inconoscibile.
Dio è ineffabile, non lo si può cogliere in alcun modo sensoriale, sfugge al ragionamento e non può essere visto o sentito in alcun modo. Perciò, non può nemmeno mai essere detto. E Gesù, mi chiederete voi, e io vi risponderò: Gesù è la precisa spiegazione di questo aspetto. Proprio perché Dio è ineffabile, sfugge al ragionamento e non può essere visto, sentito o detto in alcun modo, si sono sviluppati degli approcci conoscitivi fondati sugli intermediari. Mi spiego meglio.
Sebbene Dio sia ineffabile, è pur vero che, talvolta e a qualcuno, pare di cogliere qualcosa della sua divinità. Se Dio è ineffabile non lo è la sua presenza, ma quando ci si ragiona su, non si può spiegare in maniera razionale il modo in cui sia possibile coglierne la presenza. I dèmoni, intermediari tra il Divino e l’umano, assumono perciò l’aspetto del modo umano di cogliere la divinità ineffabile.
I dèmoni divengono, perciò, il braccio del Divino. Vi fa venire in mente nulla, questa definizione? È la funzione dell’angelo, che in greco (anghèlon) significa “messaggero” di Dio. Gli angeli sono, perciò, messaggeri del Dio ineffabile.
Prima di spiegarvi la differenza tra dèmoni e angeli (sono sicuro che tutti ve la starete chiedendo), è necessario parlare di un “angelo” dell’antichità, molto famoso perché testimoniato da vari scrittori e filosofi. Ne parleremo nel prossimo capitolo.
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