Una breve introduzione alla battaglia interiore che si delinea quando ci mettiamo a meditare. È tratta da “La via del Maestro interiore” ed è acquistabile su Amazon, tramite il link che trovate nel box qui a destra.
Il dato di partenza da cui non si può prescindere è che nella meditazione ci sono due parti che si mettono in relazione: una Coscienza, un’individualità, la nostra, che si pone di fronte al divino, per aprirsi a Esso. Dico Esso e non Lui perché al momento non voglio caratterizzare il divino già come una Persona, quanto, piuttosto, come un ambito nel quale possiamo fare esperienza di Dio e di tutto ciò che è, per l’appunto, divino. Quindi, siamo noi e il divino. Tu e il divino. Ogni persona che si inserisca nella dinamica della meditazione, agisce da attore che ha l’unico ruolo di aprirsi a Qualcosa o a Qualcuno che sempre c’è. Ecco che spunta fuori la prima differenza tra i due estremi della relazione. Sebbene si dica che “l’Eterno viene a noi”, siamo noi che andiamo a Lui.
Noi e il Divino, perciò. Noi, Io, Tu che ti poni a meditare siamo, tuttavia, primariamente una Coscienza, che prende consapevolezza di sé per porsi in una modalità aperta nei confronti del Divino. Quando ci poniamo nell’atteggiamento del meditante, la prima cosa che è necessario fare è quella di pensare alla nostra posizione, di pensare alla nostra sensazione corporea, al nostro contatto con il mondo che ci circonda, alla nostra respirazione, insomma, di avere coscienza di noi stessi. Questo è il motivo principale per cui parlo di Coscienza che si pone di fronte al Divino. Nella meditazione, non è un corpo privo di identità e di percezione di sé che si pone di fronte all’Eterno, ma è una precisa Coscienza, che possiede una propria storia personale, delle proprie esperienze e che ha di certo alcune aspettative. Sebbene sia importante che tutto questo non intralci l’attività meditativa, non di meno è comunque l’imprescindibile punto di partenza.
Nel tentativo di spiegare cosa sia la Coscienza, ho già proposto un elenco di elementi. Li riassumo:
- una posizione nel mondo,
- una serie di sensazioni corporee,
- un corpo che ha contatti con il mondo che lo circonda,
- una respirazione che mai cessa e sulla quale poi puntare l’attenzione,
- una propria storia personale,
- delle esperienze specifiche,
- una serie di aspettative, ecc.
Potrei ovviamente proseguire a lungo, ma non è necessario perché credo di aver raggiunto l’obiettivo di farti comprendere come la Coscienza sia un insieme di cose, come essa sia innanzitutto differenziazione continua. Io sono una Coscienza proprio perché continuo a differenziarmi da ciò che ero in precedenza e mi differenzio da altre Coscienze che mi circondano. Inoltre, sono una Coscienza che si narra una storia che sia in grado di tenere assieme tutti gli elementi che ho appena elencato. Questa storia, però, non è mai la stessa una volta per tutte, cambia al mutare degli elementi che compongono l’elenco. Perciò, Io, Tu, Noi siamo Coscienze in divenire che continuano a differenziarsi dagli altri e da noi stessi.
In modo particolare, però, noi ci differenziamo dal Divino. Ora ti spiego perché.
Se guardiamo al modo di considerare il Divino, tutto ciò che conosciamo della tradizione sul Divino e su Dio ci dice Unità. Il Divino è l’ambito dell’unificazione. Il Divino è il territorio della riconciliazione, che è un altro modo per dire “andare d’accordo come se fossimo Uno”. Il Divino è l’atteggiamento di essere un cuor solo e un’anima sola. Anche nella Trinità, concetto cristiano, così come nella contrapposizione brahman/atman dell’Induismo, un’apparente pluralità a carattere divino volge e tende all’Unità identificativa, a una soluzione nell’Uno. Il medesimo andamento è riscontrabile nelle religioni antiche, come in quella greco-romana, dove alla molteplicità del pantheon fa da contraltare la consapevolezza dei mistici antichi di guardare comunque e sempre alle molteplici espressioni di un unico Dio. Potremmo andare avanti a lungo, ma non è necessario, perché credo sia ormai chiaro che ciò che contraddistingue il Divino è l’Uno, l’Unità e l’Unificazione.
Possiamo, quindi, renderci conto di come la meditazione sia un tempo dedicato alla riconciliazione tra due dinamiche opposte: quella di una Coscienza che si manifesta attraverso la differenziazione continua e quella di un Divino che manifesta di continuo la sua forza d’attrazione verso l’Unità. E dal momento che la Coscienza non può fare a meno di differenziarsi, a meno di trascendere la propria specificità, ciò che la caratterizza, una Coscienza che voglia tornare al divino deve combattere contro la dinamica che la caratterizza e le dà sostanza.