5 – Bibbia

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Natura morta con Bibbia, Vincent Van Gogh, 1885.

Come può essere “Bibbia” un termine usurato? La Bibbia non è oggetto, più che concetto? Sbagliato. La Bibbia è innanzitutto un concetto.

Nell’arco della storia, tuttavia la Bibbia ha acquisito importanza stratificata, significati differenti ed è divenuto uno dei libri più “pericolosi“ del mondo occidentale. Basti pensare al modo in cui si è impugnata la scrittura nel passato per giudicare e fare violenza (ma come anche oggi si impugna il Vangelo per compiere una violenza più sottile, tutta linguistica e psicologica).

Eppure, fin dall’anti, la Bibbia è stata letta per lo meno su due piani, e cioè uno letterale e uno spirituale. Quello letterale è il racconto puro, che trova significato nella complessività del racconto e di ciò che viene detto. E se la Bibbia ha una caratteristica, è proprio quella di essere caratterizzata da narrazioni molto concrete. Ciò vale sia per l’Antico che per il Nuovo Testamento.

Poi c’è il piano spirituale, che si sovrappone e che è ugualmente valido, ma che non esaurisce mai quello letterale, così come quello letterale non esaurisce mai quello spirituale. Questo vuol dire che con la Bibbia non ha mai senso fermarsi solo a uno di questi piani, ma che l’approccio appropriato tiene presente entrambi.

Il piano spirituale offre tre modalità di lettura: una modalità allegorica (ogni fatto raccontato rimanda alla vicenda di Gesù Cristo), una modalità morale (ogni fatto raccontato ci interroga su quale sia il giusto modo di comportarsi e agire nelle situazioni della vita) e una modalità anagogica (ogni fatto narrato può metterci nella prospettiva dell’eternità).

La Bibbia è tutto fuorché un oggetto, è tutto fuorché un semplice concetto. Soprattutto, però, la Bibbia non è un contenitore di valori da vivere.

Ciò che ha usurato più di ogni altra cosa la Bibbia e il nostro modo di vederla, sta proprio nel considerarla un contenitore di atteggiamenti e modalità da acquisire per vivere nel modo corretto la nostra vita sulla terra, nell’attesa di andare in paradiso. Peggio, per guadagnarselo. Una lunga tradizione cristiana ci ha spinti a scambiare quella modalità morale di cui dicevo prima per una modalità moralistica. Niente di più sbagliato!

La Bibbia non si legge (e non è una Legge), la Bibbia si vive. Essa è la narrazione della fatica dell’essere umano nell’ascoltare Dio. Per questo motivo, il contenuto della Bibbia è un invito continuo a fare il medesimo percorso di comprensione vitale vissuto prima da Israele, ma soprattutto da Gesù nei confronti del Padre e dai discepoli nei confronti di Gesù.


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