In un documentario su Tolkien del 1968, mandato in onda dalla BBC, il grande scrittore inglese cita una frase della filosofa Simone de Beauvoir, tratta da Una morte dolcissima, nella quale si dà un giudizio netto e, per quanto mi riguarda, del tutto condivisibile della morte:
«Non esiste una morte naturale; di ciò che avviene all’Uomo, nulla è mai naturale, poiché la sua presenza mette in questione il mondo. Tutti gli uomini sono mortali: ma per ogni uomo la propria morte è un caso fortuito, e anche se la conosce e vi acconsente, una indebita violenza».
L’Essere Umano non è solo natura.
Parte da lì (o, forse, nemmeno), la sua vita scorre secondo categorie che non hanno nulla di naturale (sebbene qualcuno voglia farci credere che è così) e di certo non si ferma lì, alla natura, quando muore. Dovremmo forse dire che il senso della morte è tornare alla terra? Che il significato del passaggio dalla vita alla morte è quello del tornare a essere mera materia quando, per tutta la nostra vita, non la siamo stata affatto?
L’Essere Umano non è solo natura: è vita. Ed è nella vita dell’Essere Umano che si scopre come l’intera natura non sia solo… natura. È molto di più: Spirito. Di questo aspetto ci si rende conto quando si assiste al passaggio dalla vita alla morte di una persona cara. Ed è anche ciò che, con il senno di poi (o forse nell’immediatezza di quell’esperienza) ci permette di dire che la vita è Spirito.