Si tratta del punto di vista tra i più rari, se non di quello meno usato. Ovviamente non lo si intende solo al singolare, ma anche al plurale: il POV può pure essere un “voi”.
È un POV particolarmente diffuso nella letteratura occidentale della seconda metà del Novecento, sebbene lo si trovi soprattutto in epistolari (anche in romanzi epistolari, questi più tipici dell’Ottocento), nei librigioco (che ne fanno il perno narrativo: “in questo libro TU sei il protagonista”), nella poesia (come per esempio nel bellissimo Canto di un pastore errante per l’Asia di Leopardi) o nella pubblicità.
Si può dire che il senso generale dell’uso della Seconda Persona narrativa sia quello di implicare il lettore in quanto viene narrato, legandolo a doppia mandata, cuore e anima, alle vicende che vengono narrate.
È particolarmente difficile da utilizzare, soprattutto a motivo della ripetitività cui si può incorrere nel fraseggio, che potrebbe ridursi a una mera enumerazione di azioni e soluzioni argomentative, alla lunga stancanti. Per questo motivo, la Seconda Persona è di difficile maneggio: serve una particolare maestria per usarla nel modo più adeguato.
Nel video che segue, approfondisco maggiormente questo argomento.