Non possiamo pensare l’Uno se non pensiamo, subito dopo, il Tutto. Viceversa, il Tutto non ha senso se non riusciamo a pensare anche l’Uno. Una contraddizione che origina da una necessità reale.
Il Tutto è l’insieme delle cose che conosciamo e di quelle che non conosciamo, è la somma di quelli che in filosofia si chiamano “enti”, cioè gli esistenti. Tuttavia non si tratta di una somma matematica, come se – immaginando di poter conoscere tutto ciò che c’è nell’universo – potessimo aggiungere cosa a cosa fino a ottenere un numero che ci dice “quanto” sia il Tutto. Il Tutto è ben di più.
Il Tutto è un insieme: l’insieme dei possibili concretizzati, realizzati, e dei possibili da concretizzare. Inoltre, il Tutto comprende l’insieme stesso, cioè comprende se stesso. Se infatti non comprendesse anche se stesso, non sarebbe Tutto, ma sarebbe “Tutto meno il proprio insieme”. Ancora una volta, non si tratta di una somma, ma di una logica per la quale il Tutto coincide con se stesso e non con altro.
Il Tutto è molteplice, nel senso che comprende in sé la Molteplicità. Se l’Uno comprende in sé la Semplicità, per l’appunto è Uno, il Tutto è l’Uno colto nella sua espansione ed espandibilità, è la considerazione della semplicità infinita vista sotto l’aspetto dell’esistenza e, perciò, della sua vitalità continua e infinita. Il Tutto, allora, è il Molteplice che deriva dall’Uno.
Questo è il motivo per cui, in realtà, Uno e Tutto sono la stessa cosa, il primo “visto” come Principio, punto di partenza (per così dire) e il secondo visto come continuo punto d’arrivo. Come dicevamo, però, l’Uno si implica nel Tutto e il Tutto è implicato nell’Uno. Essendo punto di partenza, l’Uno non può che far parte del Tutto, motivo per cui l’Uno non è la prima cosa pensabile logicamente. Forse, però, è la più importante, perché ci permette di capire la direzione del Tutto.
L’Uno è la direzione del Tutto? Ma com’è possibile? Non è vero il contrario, e cioè che l’Uno va verso il Tutto?
La risposta è no: il Tutto trova il suo pieno significato solo se lo si guarda dal punto di vista dell’Uno o, se vogliamo, solo se lo guardiamo in prospettiva verso la fonte che lo origina e che gli conferisce il senso. Non è forse vero che il senso di una cosa è ciò per cui la cosa è nata? Bene, allora il senso del Tutto è l’Uno.
Quando riusciamo a vedere l’Uno nel Tutto, nella Molteplicità, allora ci accorgiamo della direzione che può (o forse deve?) assumere l’esistenza: una ricerca della propria origine, capace di donarle il senso pieno.