Emergenza è una parola curiosa: soprattutto in Italia, è diventata sinonimo di problema da risolvere subito. Eppure, il significato di emergenza è punto d’arrivo di un lungo percorso.
Partiamo dal significato più ovvio: lo stato d’emergenza, quale quello cui ci ha ormai abituato il Governo per il Covid 19, è terminologia desunta dall’espressione inglese emergency, e il significato giuridico di “stato d’emergenza” non esiste nella legislatura italiana, che invece prevede lo “stato di pericolo pubblico”.
Emergenza come fatto imprevisto e improvviso, perciò, cui si pone riparo. Un simile modo di concepire l’emergenza non ha nulla che possa far prevedere che, prima o poi, sarebbe accaduta. Chi di noi pensava di dover fronteggiare una pandemia a livello globale? Certo, c’erano tutti gli elementi per puntare il dito contro il grande squilibrio tra attività umane e spazi della natura, tra attività umane e rispetto della natura, cosa che in effetti era ultimamente sulla bocca di tutti, grazie anche all’infaticabile darsi da fare di Greta Thunberg. Nessuno, però, avrebbe mai detto di poter dare per certa una simile “emergenza”, se non in qualche romanzo di fantascienza.
Incredibile, però, come il significato filosofico e quello scientifico di emergenza sia l’esatto opposto di quello che viene utilizzato normalmente:
l’emergenza è “ciò che emerge”, ciò che si prepara da molto tempo perché è già insito nelle possibilità di ciò che già vi è. Quando emerge, stupisce, certo, soprattutto perché l’emergente è qualcosa che mostra un grado notevole di diversità rispetto al “substrato” da cui emerge, tanto da dar l’idea che si sia operato un salto logico tra il substrato e l’emergente.
Un esempio di emergenza è considerato, in filosofia della mente e nelle neuroscienze, la realtà della “coscienza”: sebbene sia una modalità esplicativa spesso messa in discussione, che la coscienza, umana e non, sia un dato emergente dal substrato biologico (il quale, a differenza della mente, non pensa) è teoria presa spesso in considerazione. Di complessità in complessità, l’organismo umano si specializza sempre di più nelle sue funzioni, fino ad arrivare al cervello, dove la specializzazione neurale porta all’emergere della coscienza, che perciò viene spiegata riducendola alle funzioni neurali. Nulla di più.
Due modi di pensare l’emergenza, perciò: uno improvviso, che punta a suscitare emozioni per approntare una risposta immediata, sebbene riflessa; uno legato a uno sviluppo nel tempo, che trova la sua ragione d’essere nelle piccole tracce di un mondo spesso invisibile, perché oltre il limite d’attenzione della nostra coscienza.