Sant’Agostino ci guida nella memoria / 4

santAgostino

Per concludere la breve riflessione sulla memoria (breve perché, in realtà, ci sarebbero moltissime cose da dire, ma qui ne ho selezionate due o tre), non rimane che accennare a ciò che ci impedisce di raggiungere la felicità.

Vi ho parlato di narrazioni e di come tali narrazioni – che sono sempre ancorate in un’emotività per noi importante, significativa, e che fa sì che quelle narrazioni cui si riferisce si imprimano in noi – possano rischiare di ingabbiarci. Anzi, il più delle volte, le nostre narrazioni divengono vere e proprie gabbie, solo che nella maggior parte dei casi riusciamo poi ad aprire tali gabbie e a liberarcene.

Eppure ci sono alcune narrazioni che ci accompagnano fin dall’infanzia. Anche in questo caso il discorso potrebbe ampliarsi di molto, ma mi limiterò a segnalare quattro narrazioni che sono state messe in luce da un teologo, Hans Böringer, nel corso di una conferenza. Secondo lui, quando siamo adulti ci rifiutiamo di rispondere di sì alla libertà della vita (e perciò ci richiudiamo nelle nostre gabbie narrative, dico io) perché quand’eravamo piccoli abbiamo sofferto e, in seguito alla sofferenza dell’infanzia, abbiamo fatto a noi stessi quattro giuramenti principali.

Ora, senza drammatizzare troppo, possiamo comunque dire che ciascun bambino soffre, lo vedo io che sono maestro alla Scuola dell’Infanzia, quella che un tempo si chiamava Asilo o Scuola Materna. Per adattarsi alle richieste di maestre, maestri e società, nella quale si trovano immessi per la prima volta, già i bambini piccoli soffrono nel tentativo di modellarsi. Ebbene, a tali sofferenze – dice Böringer – rispondiamo con questi quattro giuramenti:

1 – i dolori che ho dovuto sopportare da bambino sono stati così grandi da aver colmato la misura. Non voglio più soffrire, perché mi basta essere stato abbandonato da bambino. E per non correre il rischio che questo accada di nuovo, preferisco rinchiudermi in me stesso ed essere aggressivo, così mi farò prendere finalmente sul serio.

Alzi la mano chi non ha mai pensato una cosa del genere: ebbene, questo pensiero è una narrazione, una delle prime che costruiamo. Usiamo la memoria per richiamare alla mente le situazioni in cui questo è avvenuto. La conseguenza di questo giuramento è che farò di tutto per non cambiare. Vediamo il secondo giuramento.

2 – Chiudo gli occhi davanti a me stesso, non voglio riflettere su di me, perché ho paura di scoprire cose spiacevoli, per esempio il fatto che sono aggressivo senza motivo o che mi sono chiuso in me stesso, e preferisco perciò non guardarmi dentro.

3 – Il terzo giuramento dice così: voglio e posso risolvere i problemi che mi riguardano a casa mia, nel chiuso della mia stanza, da solo e senza l’aiuto di nessuno, nemmeno con l’aiuto di Dio. Perché, d’altronde, dovrei affliggere altri con i miei problemi?

La cosa incredibile è che si terrà fede a tale giuramento anche quando ci saremo ormai resi conto che non ha senso, perché da soli non si riesce a venirne a capo. Vediamo, infine, l’ultimo dei quattro giuramenti:

4 – Ho bisogno della posizione di forza che mi sono costruito per compensare le mie mancanze. Mantengo i miei giuramenti e non permetto a nessuno di metterli in discussione.

Ora, sono sicuro che, mentre leggevate il contenuto di questi quattro giuramenti, vi sarete di certo rispecchiati per buona parte in essi. Sono, questi quattro giuramenti, tra i principali responsabili della nostra infelicità, perché la felicità – anzi, la Felicità – giunge solo nel momento in cui riusciamo ad aprirci all’ulteriore – anzi, all’Ulteriore – che c’è nella nostra vita.

Se non riusciamo ad abbattere questi quattro giuramenti, a riconoscerli e a smantellarli uno dopo l’altro, rendendoci conto che in realtà non siamo così in pericolo come abbiamo creduto quand’eravamo bambini, potremo creare nuove narrazioni, di segno positivo, che ci possano aiutare a fare memoria di noi stessi in senso migliore:

anche la memoria è frutto di una creazione della nostra anima, e Sant’Agostino lo aveva capito molto bene.

Tant’è vero che fin dall’inizio delle Confessioni, il Vescovo di Ippona chiede l’aiuto di Dio, affinché lo porti nei meandri della sua memoria per trovare la sua felicità.


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