Regression è un film di A. Amenabar, con Emma Watson ed Ethan Hawke, e vuole affrontare il tema della paura diffusa dalla scoperta dei riti satanici negli Stati Uniti degli anni Ottanta.
Contrariamente a quanto viene pubblicizzato, non si tratta di un film horror, quanto piuttosto di un film thriller-giallo a sfondo satanico. Amenabar ci aveva abituati a veri brividi con The Others. Probabilmente non era sua intenzione ottenere il medesimo effetto con questo film, che tuttavia si abbandona in più di un caso a tentativi simili. La storia di come Ethan Hawke, infatti, scopre i segreti satanici che si nascondono dietro la fuga e accusa di Emma Watson, è vissuta e condotta in prima persona, facendoci entrare nel climax che lo stesso protagonista vive man mano che la sua scoperta si fa sempre più sulfurea e aberrante.
Tuttavia, la mano del regista appare indecisa in più di un’occasione, perché a scene dal forte pathos unisce elementi di distensione eccessiva (anche cognitiva, legati alla comprensione di ciò che sta accadendo) che ottengono l’unico effetto di non spaventare mai più di un minimo livello lo spettatore. Similmente a ciò che è accaduto per The Visit, il film di Shyamalan di cui ho già parlato di recente.
L’effetto complessivo sembra quello di un “vorrei spaventare ma è meglio non farlo, visto i tempi che corrono, già abbastanza spaventosi”.
Il dubbio che si ritenga conveniente non spaventare troppo non è poi così peregrino, perché in filigrana, questo film è leggibile anche come denuncia della politica del terrore utilizzata dai nostri politici per metterci sul chi va là riguardo al terrorismo di matrice islamica. Si parla di isteria delle masse, si parla di suggestione collettiva. In buona sostanza si parla di pistola scarica. Oltretutto, l’interpretazione di riferimento dei f
atti narrati nel film da parte del suo regista appartiene alla schiera di chi pensa che la paura del satanismo non sia altro che isteria collettiva, un po’ come avvenne nel Medioevo per la caccia alle streghe, e Amenabar sposa una lettura dei fatti decontestualizzata da ogni riferimento preciso a reali appartenenze a sette sataniche (delle quali, invece, vi sono numerose testimonianze e fatti riscontrati e riscontrabili – come riferimento potete leggere l’utile testo di M. Introvigne, “I satanisti” della SugarCo).