Per oggi, solo una brevissima riflessione, con l’obiettivo di capire meglio cosa sia la celebrazione delle ceneri.
Si attribuisce al compositore Gustav Mahler un aforisma, che suona così: “La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri“.
Di certo, Mahler sapeva bene cosa fosse rinnovare la musica, dal momento che con lui abbiamo a che fare con il compositore che più di ogni altro, dopo Beethoven e prima di Schönberg, ha portato a compimento l’evoluzione sinfonico-strumentale dell’Europa intera. In vita non fu compreso, sebbene fosse considerato un grandissimo direttore d’orchestra (lui ha reintrodotto in programma Mozart, per dirne una, e ha riscoperto Bach). La sua musica, com’è noto, ha iniziato a essere capita per la novità che rappresentava solo a partire dagli anni Sessanta del Novecento, per il semplice fatto che non si era fermato alla cenere del passato.
Eppure, Mahler scrisse sempre ispirandosi alla tradizione più tradizionale, se mi permettete il gioco di parole. Riprese tematiche e narrazioni addirittura “medievali”, tendendo a riproporle secondo un’originale visione d’insieme e un’interpretazione che tendeva al fuoco sacro della migliore innovazione stilistica.
Ora, cosa ci propone la celebrazione delle ceneri, con quel gesto di porre cenere sul capo di ogni mortale? Una risposta, la mia, è questa, ed è ispirata a Mahler: il miglior modo per essere cristiani è custodendo il fuoco della Parola, non adorando noi stessi… che cenere siamo e cenere torneremo. Un ritorno alla Parola che dev’essere non solo del cristiano, ma della Chiesa tutta.
Buona Quaresima!
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