Uno dei problemi maggiori di quando si parla di dèmoni è legato alla sovrapposizione di concezioni e convinzioni, che portano elementi semplici a non essere più recepiti nella loro intenzione originaria. È per esempio il caso di Lucifero e di Belzebù.
Lo sappiamo tutti chi è Lucifero, no? Il bellissimo angelo caduto per un peccato di orgoglio e divenuto orribile diavolo. Ne siamo così certi, che non abbiamo dubbi circa il fatto che Gesù lo abbia precipitato dal cielo in una lotta furiosa. D’altronde, non dice che lo vedeva cadere dal cielo come una folgore (Lc 10,18)?
No. Quello non era Lucifero, bensì satana, l’oppositore. Con quella frase vuole dire che il satana – il nostro oppositore e accusatore di fronte a Dio – è stato già sconfitto.
Facciamo un esperimento: è necessaria una Bibbia digitale. Provate a cercare “Lucifero” e guardate quante volte viene citato nella Bibbia. Zero. Mai. Non se ne fa menzione. Per lo meno nella nuova traduzione. In quella precedente, Lucifero è presente in Isaia, ma è il nome di Venere, la prima stella del mattino. Nella nuova traduzione, infatti, viene chiamato “astro del mattino” e il versetto dice: “Come mai sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora? Come mai sei stato gettato a terra, signore dei popoli?” Il riferimento è al Signore di Babilonia. Quindi: Lucifero non è un diavolo.
Poi però arriva Origene, uno dei più importanti padri della Chiesa, e unisce questo testo di Isaia a quello di Ezechiele contro il principe di Tiro, nel quale si dice che egli era modello di perfezione e camminava nell’Eden come un cherubino, ma poi ha preferito riempirsi di violenza e peccati e Dio lo ha fatto diventare oggetto di terrore finito per sempre. Dei due riferimenti (il re di Babilonia caduto e il principe di Tiro ridotto in cenere e fattosi orrore), Origene ne fa solo uno, che chiama Lucifero, considerandolo l’angelo caduto. Il nome Lucifero venne assunto da una traduzione latina (la Vulgata di Girolamo) della Bibbia greca cosiddetta dei LXX: in ebraico era “astro figlio dell’alba”, in greco divenne “stella del mattino” e in latino si trasformò in “Lucifer”, portatore di luce. Che non è una persona, per l’appunto, ma un astro, Venere. Girolamo, il traduttore dal greco al latino, commise un errore nella traduzione dall’ebraico e Lucifero divenne il nome indiscusso del diavolo che urla il suo dolore per lo splendore perduto. Infine, nel VI secolo Papa Gregorio Magno, nella sua opera Moralia, rielaborò la concezione del diavolo Lucifero ormai diffusasi, e la scolpì nel modo seguente: “Dio creò dapprima l’angelo che fece superiore agli altri angeli”, che poi “si rivoltò contro la gloria del suo creatore e precipitò giù”.
Insomma, un errore dopo l’altro, che viene evidenziato dal titolo che Gesù si attribuisce nell’Apocalisse, l’ultimo libro del Nuovo Testamento: Lucifero, la stella radiosa del mattino. Nella notte di Pasqua si canta in latino di Cristo “Lucifer matutinus”, e così nei primi secoli cristiani Cristo era spesso indicato come Lucifero, motivo per cui i nomi Lucifero e Lucifera erano inizialmente molto diffusi, ma poi declinarono sempre più fino a scomparire. E non erano certo dei diavoli!
E Belzebù? Iniziamo con il dire che il nome è presente nel Nuovo Testamento e che conosce due versioni: Beelzebùb, che vuole dire “signore delle mosche” (vi ricorda nulla? Un certo romanzo di William Golding), identificabile con una divinità filistea protettrice delle mosche, che portavano le malattie. Le stesse mosche erano considerate dèmoni (vi ricorda qualcosa? Anche oggi c’è la credenza che la mosca sia il diavolo sotto mentite spoglie), e a tale divinità alcuni israeliti si rivolgevano per venir guariti dalle malattie. Questo fu il motivo per cui i farisei deformarono il nome in Beelzebùl, ovvero “signore del letame” (vi ricorda nulla? Un certo personaggio dell’Ombra dello Scorpione, di Stephen King, chiamato Trashcan Man, al servizio del diavolo Randall Flagg), che invece attirava le mosche. E di questo titolo gli scribi accusano Gesù, affinché la gente ne stia alla larga: come se lo stesso Gesù fosse causa di malattie e non guaritore, come dimostrava di essere. Il tutto si basava sulla convinzione antica che le malattie fossero causate dai dèmoni, e perciò lo stesso Gesù veniva accusato dai suoi oppositori (satani) di provocare le malattie per poi guarirle, e far credere perciò che il suo fosse un potere divino, anziché demoniaco, stregonesco. Come ben sapete, però, Gesù disse loro: Se satana insorge contro se stesso ed è diviso, il suo regno non può rimanere in piedi, ma è diviso.
Nel prossimo articolo cercheremo di capire in che modo si sia confuso il concetto di dèmone e demonio con quello di spirito impuro. A presto!