Di quali spigoli potrei mai parlare? Forse della scrittura fastidiosa, di argomentazioni fin troppo pungenti o di considerazioni che fanno male, tanto sono realistiche e veritiere? No di certo.
La scrittura dev’essere in un qualche modo fastidiosa. E insieme dolce, attraverso uno stile ben lubrificato.
Parlo, infatti, di quegli spigoli nei quali incappa talvolta il lettore e che potrebbero spingerlo ad abbandonare una lettura. Certo, non esiste un parametro definitivo e valido per ogni lettore che renda il testo piacevole fino in fondo. Oltre a considerare quel che si diceva in un altro post relativamente alla leggibilità di un testo, si possono aggiungere altre specifiche. Vediamole:
- Non invertite i termini del discorso: la frase fila liscia se è costituita da soggetto + verbo + complementi. Sembrerà una cosa ovvia, ma le varie cadenze dialettali e le abitudini linguistiche familiari apportano molte modifiche a questa buona norma.
- Evitate le allitterazioni e le rime: vanno bene solo in poesia oppure quando volete dare maggior musicalità a una frase, e a una sola. Ma nella prosa risultano generalmente pesanti.
- Dividete il vostro discorso in paragrafi e in ogni paragrafo sviluppate un solo argomento con i suoi punti di vista. In genere, la prima frase del paragrafo deve contenere il concetto che poi andrete a sviluppare nelle frasi successive, tramite conferme, negazioni, esemplificazioni, contraddizioni, fino all’ultima frase del paragrafo stesso.
- Le prime e le ultime parole del paragrafo sono quelle più importanti, quelle che rimangono maggiormente nella memoria: sceglietele con cura.
- Gli avverbi: quante volte avrete letto la regola magica che è meglio evitarli? Bene, ciò vale soprattutto per la lingua inglese. Ma noi siamo italiani: ci sono avverbi stupendi da utilizzare… religiosamente.
- Le ripetizioni: sempre perché siamo italiani, odiamo invece fino alla morte le ripetizioni. Tuttavia, non c’è nulla di più facile per un italiano che utilizzarle. La nostra mente è fatta in modo tale che quando ci fissiamo in mente il concetto dell’idea che vogliamo esprimere, continuiamo a reiterarla senza rendercene conto. Faremmo bene, perciò, a rileggere quanto scriviamo alla ricerca di simili ripetizioni.
- La punteggiatura non è un optional: è un organismo vivente che dev’essere fatto crescere in maniera opportuna. L’italiano è una lingua splendida, oltre che veramente complessa. Come in tutte le lingue complesse, non esiste una regola grammaticale che sia quella e basta: è sufficiente scavare per qualche decennio nel passato per scoprire che una volta si faceva in un modo diverso. Nulla toglie che anche oggi si possa fare come nel passato… sempre che ve ne sia motivo. Anche la lingua è un organismo vivente, come tale, si evolve.
- Utilizzate i suoni fonetici per rendere l’effetto sonoro dei concetti che volete trasmettere: non sto dicendo di scrivere versacci, bensì di essere consapevoli che esistono suoni labiali, suoni liquidi, suoni nasali, suoni gutturali, ecc., e che ciascuno di essi può contribuire a creare un’atmosfera sonora corrispondente al vostro scopo tramite la scelta delle parole giuste.
Per oggi basta così. Non voglio ammorbarvi ulteriormente. Perciò non mi rimane che salutarvi e rimandarvi al prossimo post, in cui vedremo qualche piccolo trucchetto per l’efficacia maggiore di una porzione di scritto.