Il titolo può sembrare irriverente o volgare, ma ora cercherò di spiegarvene il senso.
In questi giorni Amneris di Cesare, che ringrazio, ha linkato il post sul semi-serio catalogo per l’esordiente nello spazio di F.I.A.E. di Facebook. Amneris abita la scrittura già da parecchio tempo, e per questo motivo ha saputo come prendere i “consigli” che ho dato con il necessario distacco di chi sa che nel campo della scrittura non esistono decaloghi che vadano seguiti alla lettera, ma che ci possono essere consigli più o meno buoni. Da parte sua ha giudicato che alcuni dei consigli che davo fossero meritevoli di attenzione. La ringrazio di nuovo.
Io stesso, quando pubblicai quel decalogo nella pagina dedicata a “Come faccio io”, scrissi Non voglio essere d’insegnamento a nessuno, ma condividere è bello.
Poi ho letto uno dei bei post di utilities di Antonia Romagnoli sul suo blog, cioè questo, nel quale l’autrice (una delle migliori scrittrici fantasy italiane, capace di coniugare la leggerezza della narrazione con una vena ironica che – ahimè – forse in troppi non hanno saputo cogliere) ha lasciato trasparire una certa amarezza e un fastidio diffuso nei confronti di chi non è in grado di distinguere l’esperienza. Lasciamo parlare Antonia, quando dice:
No, non sono famosa, ma ho scritto qualcosa in più di un paio di libri sconosciuti: scusate il termine, ma mi sono fatta un culo così per pubblicare tutto quello che ho pubblicato, lavorando in fase di scrittura e in fase di revisione.
Allora, quanto voglio dire sta proprio qui. Con che occhi si guarda allo scrittore, soprattutto in rete? Con quale approccio si guarda a chi ha un’esperienza ormai di molti anni, e si è trovato giorno dopo giorno a dover combattere con editori, editor, lettori, forum, blogger pazzi, blogger sensati ecc.?
Credo ci possano essere due vie:
– una umile, modesta, di chi sa cosa vuol dire scrivere mettendosi in gioco fino in fondo, senza considerarsi mai arrivati, e dunque senza mai prendere i consigli altrui come insegnamenti imprescindibili (e di certo costoro non rischiano di farsi il fegato marcio ogni volta che ne leggono uno),
– oppure una più snob (malattia diffusa di cui ho parlato qui) che fa dei distinguo basati su una presunta e talvolta sconosciuta superiorità con la quale ci si considera un gradino sopra gli altri. In questo caso, ogni consiglio che si legge in giro diventa come una spina nascosta nelle mutande.
E qui arriva la spiegazione del titolo di questo post. Permettetemi l’affronto, ma scrivere è un po’ come palpare culi. Lo scrittore vuole trarre piacere dalla propria scrittura toccando il lettore in modo spesso invadente, vuole essere incisivo, e vuole anche dar piacere al lettore tramite la sua lettura del proprio testo. Tuttavia, spesso non si tratta di un accordo tra lo scrittore e il lettore, ma di una fiducia che il lettore accorda allo scrittore di lasciarsi toccare corde che altrimenti terrebbe spesso ben nascoste e c’è anche un momento di insopprimibile piacere per lo scrittore, consistente nel voltarsi indietro e fare l’occhiolino al lettore che ha palpato, consapevole che un piccolo inconfessabile piacere gliel’ha dato. In buona sostanza, uno scritto non è altro che una bella, piena e spesso urticante palpata di culo.
Talvolta, però, per certi lettori (o scrittori) il problema sta nel fatto che nelle mutande è nascosta una spina che è pronta a farsi sentire quando arriva la palpata. Allora vi chiedo un favore: prendete i miei consigli solo come l’irriverente palpata di culo da parte di uno scrittore che inizia ad avere una certa esperienza, seppur sconosciuto, però che ormai sa il fatto suo. Se vi daranno fastidio, forse è perché fareste bene a togliervi la spina dalle mutande.
Mi piace l’idea di essere stata molestata dai libri… offro anche l’altra “guancia”!!!!
Quindi se io dico che mi è piaciuto il tuo libro…
Ah ah ah, esatto :-}