Non bisogna pensare che la narrazione termini con la scrittura o che il senso della scrittura si esaurisca tutto tra l’intenzione di chi narra e il desiderio di chi legge. La narrazione, in realtà, costruisce l’identità.
Quando uno scrittore si pone di fronte alla tastiera, lo fa perché un intero mondo si è già sviluppato dentro di lui. Non mi riferisco al mondo inventato che egli vuole utilizzare nella sua narrazione, bensì al vissuto personalissimo dell’autore, che magari non tirerà mai fuori, se non in maniera molto implicita e trasformata. Il mondo dello scrittore costituisce il primo ambito dal quale si muove il significato della narrazione.
Poi intervengono la fantasia e l’intelligenza dell’autore, nel momento in cui rielabora il proprio vissuto e lo pone in nero sul bianco della carta. Non è detto, ovviamente, che vi sia davvero molta fantasia o molta intelligenza in ciò che scriverà: quello è un optional che dipende dalla formazione personale (e, in quanto tale, fa parte del mondo che precede la scrittura). Tale fantasia e intelligenza creano un significato ulteriore, che si sovrappone perfino al senso che il mondo ha per l’autore. Per questo motivo, infatti, l’autore può trovarsi a consegnare al lettore un significato nel quale, in fin dei conti, potrebbe perfino non riconoscersi. Dubito che l’autore dei romanzi dedicati ad Hannibal Lecter si rispecchi nel pensiero del suo famoso personaggio.
Infine, la scrittura arriva al lettore. A sua volta, il lettore vive nel proprio mondo, che è differente (in parte o in tutto) da quello dello scrittore. Ma quando si pone alla lettura del libro, non fa altro che portare la propria esperienza personale nel mondo che lo scrittore gli presenta. Non solo: il lettore se ne lascia influenzare secondo gradazioni differenti, a seconda di molti fattori.
Il concetto fondamentale, quello che mi preme sottolineare, è che il mondo offerto dallo scrittore non sarà mai del tutto indifferente a quello del lettore. Perfino quando il lettore si rifiuterà di leggere un romanzo, non farà altro che prendere posizione nei confronti della proposta del suo autore. Quando, invece, lo legge, il contenuto e il mondo dell’autore fluiscono nella vita e nell’esperienza del lettore, che sarà l’ultimo vero creatore del romanzo stesso.
Autori d’Italia (e del mondo intero, ma non credo ci siano molti stranieri a leggere quel che scrivo in questo blog, se non alcuni americani), pensavate forse di essere voi gli artefici del vostro scritto?