Si sta avvicinando la stesura del capitolo conclusivo di Storia di Geshwa Olers, Il sole sulle bianche torri, e sempre più mi trovo a provare una stretta allo stomaco. Dopo quindici anni dall’inizio dell’avventura scopro che staccarsi da una storia che mi ha assorbito enormemente è cosa molto dura, è fatica quasi insuperabile. Tanto che esplodono nella mente nuove storie (già esistenti seppure in nuce) relative ai primordi della civilità grodestiana, altre riguardanti eroi come Innésan il Potente, altre che descrivono la orrorifica parabola del Folle Imperatore, o trilogie dedicate alla storia degli Gnomi. Insomma, di carne al fuoco ce ne sarebbe, di possibilità per rimanere altri quindici anni con il mondo di Stedon pure.
Mi chiedo però se sia giusto. Se c’è una cosa che non mi è mai mancata è la fantasia, tanto che ancora non sono riuscito a trovare un metodo valido per obbligarmi a scrivere una storia alla volta. Anche adesso che mi mancano il settimo volume di Geshwa Olers e gli ultimi due volumi delle Sette case, ho già quattro romanzi pronti che attendono solo di essere rivisti e completati, ma moltissime altre storie che premono da anni per vedere la luce. Fosse per me, le scriverei tutte, una dopo l’altra, ma il tempo è tiranno.
Al di sopra di tutto questo rimane il mio desiderio di non lasciare il terreno calpestato da Geshwa, Nargolìan, Medòren, Asshar, Eneleibàs, Ondorne Tollievo e chiunque altro lo abbia già battuto. Centinaia di personaggi che vivono dentro me e che spingono per trovare il loro posto in quella grande narrazione della vita che è Storia di Geshwa Olers. E allora, Fabrizio, mantieni il controllo, cerca di non perdere la testa e afferra ogni possibilità che viene data alla storia. Perché la fortuna aiuta gli audaci.
Un saluto Fabri.
Ehilà, ciao Chagall. Come va?