4 cose che i vostri editori non sono

Se avrete la possibilità di pubblicare con un editore, farete bene a ricordare alcune cose che un editore è. Meglio, che un editore non è. Sono suggerimenti nati da un’esperienza non del tutto insignificante. Se volete, ascoltateli.

1 – Un editore non è un amico. È innanzitutto qualcuno che ha deciso di pubblicare ciò che scrivete. Può darsi che vi sia la possibilità che al contratto editoriale si aggiunga un’amicizia, ma proviamo a ragionare in senso contrario: vi mettereste in affari con un vostro amico di vecchia data? Personalmente no, il rischio di rovinare tutto sarebbe troppo alto e il primo fattore di rischio è dato dalla fiducia che si ripone naturalmente negli amici. Ma si sa, in ambito lavorativo è decisamente meglio usare altri parametri.

2 – Un editore non è un benefattore. Non pubblica il vostro libro perché vi fa un piacere, ma solo perché crede di averne un tornaconto, o culturale o economico (ma soprattutto il secondo). Il che vuol dire che voi siete tenuti a fare al meglio il vostro lavoro, anche di promozione, se fosse necessario (ma non sempre lo è), ma vuol dire anche che non è tenuto a pubblicare il libro di nessuno.

3 – Un editore non è il vostro capo. Solo perché avete firmato un contratto, non vuol dire che il vostro editore possa dettar legge sulle vostre scelte o vi si possa imporre in altro modo che non sia quello previsto dalle clausole del contratto. Rimanete e continuerete a rimanere padroni della vostra libertà. Certo, la libertà dipende poi dai propri obiettivi, e se perciò uno scrittore ritiene che la propria libertà vada a scapito del buon rapporto con l’editore e che questo sia motivo più che sufficiente per renderlo uno dei vostri capi… beh, forse è il caso di domandarsi perché si scrive. Non riesco a concepire la scrittura come assenza di libertà, in alcun modo! La scrittura è innanzitutto libertà.

4 – Un editore non è Dio sceso in terra. È facile che un giovane scrittore (giovane nel senso che è alla sua prima pubblicazione) prenda per oro colato tutto ciò che arriva dall’editore sotto forma di consigli, sia letterari che esperienziali. Mi permetto di dire che anche gli editori sono nati in una certa data (solitamente successiva a quella della creazione del mondo e dell’editoria) e che non accumulano esperienza per osmosi dalle altre persone con le quali sono entrate in contatto, fossero anche eccellenti personalità del mondo editoriale internazionale. Un editore ha dei limiti e si dà il caso che lo scrittore che pubblica con lui possa superarli, situazione che lascia presagire che – a un certo momento della propria carriera – quello scrittore possa decidere di non pubblicare più con lo stesso editore ma di cercare qualcosa di più adatto alla propria produzione. Una delle conseguenze (per me molto significativa) di questo punto, è che la propria produzione letteraria ha un percorso tutto suo, che è fatto sì anche dalla pubblicazione, ma che non è strettamente dipendente da questa. Qui però ripieghiamo sul punto 3 relativo alla libertà, perciò rileggetevelo, se volete.


11 risposte a "4 cose che i vostri editori non sono"

  1. Ho sempre più l’impressione che il ritorno economico sia l’unica cosa che importa, specialmente per un editore piccolo.
    Tu come stai? Spero tutto bene.

  2. Ciao Chagall. Sì, ora posso dire che va tutto bene. Pare che il periodo nero sia finito… pare, ma non diciamo a voce troppo alta.
    Il ritorno economico è importante ed è anche fondamentale, soprattutto per un piccolo editore. Ma non è l’unico aspetto. Inizio a pensare che debba mettersi a far l’editore solo chi è in grado di garantire anche la qualità nella scelta e nella trattazione dei testi. Che tutti gli altri scelgano altre vie. E invece, si assiste a un continuo moltiplicarsi di piccoli editori che cercano di stare in piedi non pagando e chiedendo favori, ritenendosi – tra le altre cose – perfino padroni delle mosse dei propri autori.
    Non ha senso, ed è bene che gli scrittori ne prendano atto.

  3. Ottima disamina: consigli di cui ricordarsi.
    Soprattutto ricordare che si è padroni della propria libertà e che non perché una persona ricopre un certo ruolo, occorre inchinarsi e accettare di tutto.

  4. Ciao Fabrizio, passo per un saluto
    Ho letto con molta attenzione questo post: la penso esattamente come te
    un caro saluto
    Elisabetta (qui va tutto bene… ^_^, fatica a parte)

  5. Prima di tutto complimenti per il blog (sono approdata qui tramite Elimod), i tuoi post sono pieni di spunti interessanti. Sono pienamente d’accordo sull’analisi che fai, purtroppo quando si approda nel mondo editoriale per la prima volta non ci rende pienamente conto di quale sia il ruolo di un editore. Anzi io ancora fatico a capire là dove finiscano i doveri/diritti di un autore e dove comincino quelli di un editore, soprattutto alla luce di tante contraddizioni che noto. Forse perché mi piacerebbe un mondo perfetto… 🙂

  6. ciao sono Patty, approdo qui grazie al blog di Elisabetta (elimond). Il tuo post è molto interessante, i tuoi consigli li terrò stretti. Grazie ciaociao

  7. Ciao, sia ad Animadicarta che a Patty 🙂 e benvenute nel blog. Venite a trovarmi quando volete.
    @Animadicarta: in effetti si fa fatica, soprattutto all’inizio. Per questo motivo credo sia molto importante che chi ha già diversi anni di pubblicazione alle spalle e un nutrito numero di editori (e di esperienze, sia positive che negative), condivida ciò che ha vissuto con chi sta iniziando. Purtroppo non è sempre facile trovare dei luoghi, per gli esordienti, che siano utili a diramare i molti dubbi. Fortunatamente iniziano ad esserci. Il mondo dell’editoria non è per nulla perfetto. Ogni categoria di editori ha, purtroppo, diversi aspetti positivi o negativi. Comunque ci sono editori molto in gamba e che guardano soprattutto alla qualità di ciò che pubblicano.
    @Patty: torna quando vuoi! 🙂

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