Ciò che era in possibilità e in divenire, si sta ora trasformando in realtà. Questa potrebbe essere la lettura di questa seconda stagione di Bates Motel, sempre con gli occhi puntati alla ricerca di quel Norman Bates che conosciamo grazie a Hitchcock. Infatti, ancora una volta mi devo spendere in questo chiarimento: è praticamente impossibile dimenticare la sua versione cinematografica del romanzo di Robert Bloch del 1959.
Norman inizia a mostrare in modo molto più chiaro le sue ossessioni e, soprattutto, la sua particolare capacità di utilizzare (o di divenire succube de) la propria rabbia. La madre, che nella prima serie non si capiva bene se ci facesse o se ci fosse, in questa seconda serie mostra anche lei il suo squilibrio, soprattutto nella scena della terzultima puntata, nella quale Norman si è reso conto del proprio problema e del fatto che la madre glielo sta tenendo nascosto. Così si accorge che il rapporto tra lui e sua madre non è quello che pensava in un primo periodo della sua vita. Perciò sfoga tutta la sua rabbia (in forma passiva, sottraendosi) su di lei, facendola star male al punto da far sì che si senta tagliata fuori e respinta dalla vita del figlio. Ed è lì che anche lei inizia a mostrare il suo eccesso personale. Respinta dal figlio, si getta immediatamente tra le braccia di un uomo che aveva a sua volta respinto e dal quale era fuggita non più di mezz’ora prima. Lo fa con sguardo fisso, con sfacciataggine irriguardosa, demolendo in un solo momento tutta l’idea di donna perbene che continua a mostrare a tutti gli altri. Vengono in mente le accuse che l’altro figlio, Dylan, le muoveva in un primo momento, quando la accusava di essere una donna dai facili costumi.
Ma tutto procede comunque con normale aspettativa, senza che vi sia un solo barlume di sussulto. Solo nell’ultima puntata la stagione si riscatta, presentando finalmente un Norman Bates che perde definitivamente la ragione, che si rifugia in quel mondo materno interiore che poco alla volta lo sta portando a sostituire le sue fantasie alla realtà.
Ma è sufficiente? Si può aspettare la 10ª puntata prima di vedere la vera svolta inquietante in una serie televisiva che pretenda di sopravvivere?