Prendo da Wikipedia:
Il cantastorie è una figura tradizionale della letteratura orale e della cultura folklorica, che si spostava nelle piazze e raccontava con il canto una storia, sia antica, spesso in una nuova rielaborazione, sia riferita a fatti e avvenimenti contemporanei che entravano a far parte del bagaglio culturale collettivo di una comunità.
I cantastorie usavano uno strumento per accompagnare la “Cantata” di norma era la chitarra, ma ne usavano anche altri, come la fisarmonica o la lira in tempi più remoti. Si aiutavano con un cartellone dove veniva raffigurata la storia, descritta nelle principali scene. La loro opera veniva remunerata con le offerte degli spettatori o con la vendita di foglietti volanti, dove era descritta la storia.
Ebbero la massima fioritura nella Sicilia del XVII secolo e furono appoggiati dalla Chiesa con lo scopo di diffondere presso il popolo le storie dei santi e della Bibbia. Nel 1661 a Palermo i Gesuiti avevano costituito la congregazione degli “Orbi”, cantori ciechi a cui veniva insegnato a suonare uno strumento musicale e che erano legati a temi esclusivamente religiosi sotto il controllo ecclesiastico.
Bene. Ora ipotizziamo che uno di questi cantastorie sfugga al controllo della Chiesa e decida di cantare altre cose. Cosa potrebbe capitare? Scopritelo con Il cantastorie orbo. Un altro racconto tratto dalla tradizione italiana. Vi lascio con un breve estratto:
“Il volto del cantastorie era scavato in corrispondenza degli occhi, dove la pelle rientrava rossa e grumosa nel cranio con due curve evidenti. Quell’uomo mancava di entrambi i bulbi oculari. La pelle di tutto il volto era rugosa e i capelli si alzavano dalla testa come stoppie su un campo arido.
Nadia aveva spesso visto i ciechi alzare la testa in una posa abituale che non potevano controllare, alla Ray Charles. Quell’uomo, invece, si guardava attorno.
Che assurdità, si disse. Non ci vede!”