Sali per combattere lo svenimento

neil-gaimanA volte il caldo deprime e, a volte, a deprimere è l’andamento delle cose. Uno scrittore – ma forse chiunque lavori in un ambito artistico – si deprime spesso più degli altri. Nel mio caso specifico – che è comune ad altri mille scrittori in Italia – la piccolezza e stranezza del nostro mercato editoriale, sul quale non ho intenzione di dilungarmi ulteriormente.

Troppo caldo, troppa fatica, anche solo compilare un articolo. Perciò prenderò degli stralci di un bel discorso di Neil Gaiman (tradotto dal blogger Aries di …E a volte, quando cadi, voli – qui l’intera traduzione) nel quale mi ritrovo al cento per cento. Nel mio piccolo, sono cose vissute. E fatiche condivise. Ecco gli slice of life:

Prima di tutto: quando iniziate una carriera nelle arti non avete idea di ciò che state facendo.

E’ grandioso. La gente che sa cosa sta facendo conosce le regole e sa cos’è possibile e cosa no. Voi no.

In secondo luogo: se avete un’idea di ciò che volete fare, del motivo per cui siete stati messi qui, allora andate e fatelo. […] A volte il modo di ottenere ciò che sperate di fare sarà limpido e a volte sarà quasi impossibile decidere se state facendo il passo giusto o meno, perché dovrete bilanciare i vostri obiettivi e le vostre speranze con la necessità di mangiare, pagare i debiti, trovare lavoro, adattarvi a ciò che riuscite a ottenere.

Qualcosa che funzionò per me fu immaginare dove volevo arrivare – un autore, principalmente di fiction, di buoni libri, buoni fumetti in grado di mantenermi grazie alle mie parole – come se fosse una montagna. Una montagna lontana. Il mio traguardo.

E sapevo che finché avessi continuato a camminare verso quella montagna sarei andato bene. E quando davvero non ero sicuro su cosa fare mi fermavo e mi chiedevo se una scelta mi avrebbe avvicinato o allontanato dalla montagna. Dissi no a lavori editoriali su riviste, veri lavori che avrebbero pagato vero denaro perché sapevo che, per quanto facessero gola, avrebbero significato allontanarmi dalla montagna.  Se quelle offerte di lavoro fossero arrivate prima le avrei potute accettare, perché ai tempi mi avrebbero avvicinato alla montagna più di quanto non fossi allora.

Questo precedente è un pezzo che adoro, perché spesso mi sono trovato in questa situazione, prima facendo un passo verso la collaborazione con riviste et similia, poi tornando indietro, dopo aver compreso che mi avrebbero solo allontanato dal mio obiettivo, che è SCRIVERE.

Terzo. Quando comincerete dovreste gestire i problemi del fallimento. Avete bisogno di avere la pelle dura, di imparare che non tutti i progetti sopravvivono. La vita di un freelance, la vita di un artista, è a volte come mettere messaggi in bottiglia, su un’isola deserta, e sperare che qualcuno troverà una di quelle bottiglie, la aprirà e la leggerà per poi mettere qualcosa in un’altra bottiglia che faccia la strada di ritorno verso di voi: apprezzamento, la commissione di un lavoro, denaro, amore. E dovete accettare che potreste dover mettere un centinaio di cose in bottiglia che finiranno per tornarvi indietro.

I problemi del fallimento sono scoraggiamento, perdita di speranza, fame.

Ecco cosa scrivevo nel novembre del 2011 a proposito del fallimento, interrogandomi su cosa fare.

Decisi di fare del mio meglio in futuro per non scrivere nessun libro solo per il denaro. Se non ricevi il denaro, non ti rimane nulla. […] Le cose fatte perché mi emozionavano e volevo vederle esistere non mi hanno mai abbandonato e non ho mai rimpianto il tempo speso per ognuna di loro.

Il primo problema di ogni tipo di successo, anche limitato, è l’incrollabile convinzione che la state facendo franca e che in qualunque momento vi scopriranno. E la “Sindrome dell’Impostore”, qualcosa che mia moglie Amanda ha battezzato “Polizia delle Frodi”.

Quarto. Spero che facciate errori. Se fate errori significa che state facendo qualcosa. E gli errori in sé possono essere utili. Una volta sbagliai a scrivere Caroline in una lettera, invertendo la A e la O e pensai “Coraline sembra un nome vero…”.

E ricordate che qualunque sia il vostro campo, che siate musicisti o fotografi, pittori o cartoonist, scrittori, ballerini, designer, qualunque cosa facciate avete un qualcosa di unico. Avete l’abilità di fare arte. E per me e per molte persone che conosco si tratta di un salvagente. Il salvagente estremo. Vi fa attraversare i bei momenti e fa attraversare gli altri. La vita a volte è dura. Le cose vanno male, nella vita, nell’amore, negli affari, nell’amicizia, nella salute e in tutti gli altri campi in cui la vita può andar male. E quando le cose diventano dure questo è quel che dovreste fare. Fare buona arte.

E, quinto, già che ci siete fate la vostra arte. Fate le cose che solo voi sapete fare. La spinta, iniziando, è di copiare. Non è una brutta cosa. Molti di noi trovano la propria voce dopo aver provato a cantare come un sacco di altre persone. Ma l’unica cosa che avete che nessun altro ha siete voi. La vostra voce, la vostra mente, la vostra storia, la vostra visione. Allora scrivete e disegnate e recitate e ballate e vivete come solo voi sapete fare.

Salto molte cose interessanti, tra le quali un consiglio direttamente da Stephen King (perciò leggete l’articolo intero, è un ordine!), per arrivare a questo:

Siamo in un mondo in fase di cambiamento proprio ora, se siete in un campo artistico, perché la natura della distribuzione sta cambiando, i modelli attraverso cui i creatori hanno fatto arrivare il proprio lavoro al mondo – e tenuto un tetto sulla testa e comprato qualche panino mentre lo facevano – stanno cambiando completamente. Ho parlato con gente in cima alla catena alimentare dell’editoria, della vendita di libre e in tutte quelle aree e nessuno ha idea di quale sarà il paesaggio tra due anni, figuriamoci tra dieci. I canali distributivi costruiti nell’ultimo secolo o giù di lì sono in cambiamento per editoria, artisti visivi, musicisti, per creativi di qualunque tipo. Il che è, per certi versi, spaventoso e per altri immensamente liberatorio.

Quindi createvi le vostre regole.


4 risposte a "Sali per combattere lo svenimento"

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