Il cammino di un mago – commento di Sangivio di Grodestà

copertina 3bisL’ormai noto critico in terra grodestiana, Sangivio, mi manda il suo commento al terzo volume della Storia di Geshwa Olers, ‘Il cammino di un mago’ (finora il volume più scaricato di tutta la serie, con quasi 6000 download!). Attenzione, contiene alcune anticipazioni: perciò chi non avesse ancora letto la storia, potrebbe rimanerne infastidito.

Anche in questo caso il libro si può suddividere in due parti. Di queste, però, solo la seconda ha una sua propria fisionomia. La prima invece è un susseguirsi di episodi e notizie che preparano, in crescendo, la missione vera e propria di Nargolian.

Della prima parte sono tre le cose che più mi hanno colpito.

La prima è il rapporto tormentato di Nargo con il suo maestro e, di conseguenza, con la Magia. È stato come uno schiaffo, leggere ad un certo punto, di Nargolian che non è più sicuro di voler fare il Mago. L’avevamo lasciato nel primo volume così appassionato della Lingua Onoferica! Asshar non si dimostra il più docile dei maestri, ma, in fin dei conti, l’impressione è che la cosa che fa più arrabbiare Nargolian sia la fede del maestro.

«Ma un Mago! Un Mago non può credere in queste cose!» (p. 77).

Si chiarisce un punto fondamentale, secondo me: la magia nasce per far fronte al desiderio di non dipendere da nessuno. Invece, Asshar è un mago che ha fede, perciò fa dipendere la sua vita da altro, da qualcosa che va oltre le sue forze. In un certo senso, Asshar è un mago contraddittorio. Ma il suo segreto risiede, credo, nella spiegazione che dà a Nargolian sull’unico modo che ha un mago per sfuggire alla corruzione della nebbia bianca. Lo dice chiaramente Asshar a p. 82. È sorprendente quanto sia forte, come simbolo, il meccanismo della corruzione della nebbia bianca. Ovviamente, aspettavo dal primo volume di capirci qualcosa di più sulla magia, e questo terzo volume non smentisce le attese.

La seconda cosa che mi colpisce è l’intreccio tra maghi, corte e profeti. Si scoprono alcuni retroscena della storia e della politica di Grodestà che arricchiscono notevolmente l’ambientazione. Come lettore, desideravo questo tipo di cose ( = notizie sugli Elfi, storia di Stedon e Onofererne, il Consiglio Magico, il funzionamento della magia, ecc…), fin da quando ho letto le Appendici.

La terza cosa è il rapporto di Nargolian con Lidanna. Devo dire che, al riguardo, mi son trovato combattuto. Da una parte mi sembrava qualcosa di troppo costruito, quasi appiccicato alla storia; dall’altra però ne intuivo l’importanza per svelare il carattere del giovane Aiutante. Da questo punto di vista, riflette bene i movimenti interiori di un giovane che si appresta a fare scelte di vita importanti, le quali ne precludono inevitabilmente delle altre. Però, non capisco perché deve piombare ex abrupto: mi sembra che questo amore abbia poco spessore; o forse volevi solo rendere l’idea che l’amore ti piomba nella vita senza ragioni che possano spiegarlo? Poi, mi son chiesto anche: perché un uomo che non può avere figli non dovrebbe avere una donna? Forse per la cultura di quel tempo?

Veniamo alla seconda parte. Un’immagine su tutte mi è rimasta impressa: gli attacchi isterici di Nargolian. Non che non ne avesse motivo. Il capitolo 9 ti lascia con una morsa allo stomaco che ha un che di esasperante. Ho pensato che Nargolian non avrebbe mai concluso la missione. In effetti, senza il Sindonasa, così sarebbe stato. A proposito: il mago blu è stato presentato bene nella prima parte, nell’episodio della taverna, ma fin da subito avevo avuto il sentore che fosse Opomak. Volevi che il lettore lo riconoscesse? Inoltre, una volta capito che il Sindonasa è Opomak, mi sono chiesto come ha fatto Asshar a non riconoscerlo, visto che l’ha affrontato nel primo volume. Forse l’ha assegnato senza incontrarlo prima? (Certo, nel 4° volume si getta un po’ più di luce su questo increscioso incidente, ma qui l’unica spiegazione plausibile è che Asshar volesse la morte di Nargolian. Contrariamente a quanto Nargolian dice a p. 268, quando intende rincuorare il maestro!).

La missione nella foresta non mi ha appassionato molto, a dir la verità. Speravo finisse in fretta, quindi non mi è dispiaciuto sapere che alcune delle creature erano già state “freddate”. La morte del Sindonasa… me l’aspettavo: non era nelle possibilità di Nargo ucciderlo, perciò doveva intervenire necessariamente qualche altra forza. La morte dei tuoi cattivi sembra essere il punto debole della trama dei volumi visti finora (certo, per quello che si sa finora…).

Due piccole menzioni meritano:

  • la Profezia (almeno in parte) svelata proprio alla vigilia della partenza di Nargolian per la foresta di Vandri. Per me è stato un momento commovente, lo scorcio sulla nascita di Geshwa. Ma, mi ha anche acceso d’interesse per Nargolian. Adesso è chiaro perché esiste un volume dedicato all’amico di Geshwa: non è solo per l’amicizia, ma ci dev’essere sotto molto di più (e chissà che non vedremo, alla fine, un conflitto Geshwa-Nargolian?).
  • Gli gnomi. Si capisce un po’ meglio il meccanismo dei regni gnomici. Diventano quasi simpatici, questi tipetti. Ma la cosa più divertente è stato vedere come Nargolian si pregiava d’aver incontrato il re degli gnomi.

Infine, devo ricordare una delle figure più belle dei primi tre volumi di Storia di Geshwa Olers: il Gronegoriano. La sua esistenza è fortemente evocativa: è come il simbolo della speranza umana. Ma il suo simbolismo è tremendo perché: «nel momento dell’ultimo bisogno noi potremmo fallire». Non è detto che il nemico nell’ultima ora sarà sconfitto. E il Gronegoriano è lì, a testimoniare ed attendere che la devastazione totale un giorno arriverà certamente. Arriverà, anche se non avrà l’ultima parola. Dieri che è una presenza escatologica. È interessante, davvero. Mi chiedo come avrà fatto Nargolian a convivere con una tale conoscenza.

In conclusione, che dire di questo terzo appuntamento di Storia di Geshwa Olers? È un volume di passaggio, anche questo. Forse perché non tratta di Geshwa, o forse perché l’isteria di Nargolian mi dà sui nervi, ma è il volume che finora ho gradito meno, seppure rimane una lettura gustosa. In fondo, bisognava pur conoscere la personalità dell’altro Potente della Profezia, e questo romanzo vi riesce pienamente.


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