Tornano i miei consigli per gli acquisti. Riprendo da un fantasy che è totalmente calato nella realtà mediterranea, filone che – come sapete – ricerco sempre con molta attenzione. In questo caso siamo di fronte a un’opera ben scritta e promettente.
Di che si tratta? Iskìda della Terra di Nurak, il primo volume di una saga che si preannuncia decisamente interessante. Questa la trama.
L´arrivo dei Mercanti dalle Vele Gialle nella Terra di Nurak minaccia l´equilibrio creatosi dopo i Giorni della Caduta. I Clan convocano la Grande Assemblea a Lò, nella notte dell´Equinozio delle Nebbie. Deve essere impedita un´altra Guerra, perché con essa scomparirebbe il Popolo degli Uomini. Iskìda delle Valli di Lùn e il suo cane Ino accompagneranno Lianda, la strega del Clan del Cavallo. Ma Iskìda continua ad avere uno strano sogno… forze oscure si muovono, e le rune bisbigliano di caos e tenebre…
Quali sono le caratteristiche che mi hanno colpito?
Come dicevo, innanzitutto la sua mediterraneità. La storia è classica, ma l’immaginario si ispira alle leggende e alla tipicità della Sardegna, dando vita a una coinvolgente visione di vita sospesa tra sciamanesimo e riti pagani. L’autore è capace di far respirare il mediterraneo, di portare il lettore dentro il mistero delle origini. La storia è scritta molto bene e il suo creatore sa usare le parole. La struttura della storia, seppur breve per la brevità del libretto, è efficacemente congegnata. Ritornare tra le sue pagine è un piacevole appuntamento. Il linguaggio usato è piano e non barocco, semplice ma preciso, asciutto.
Se posso trovare una nota che non mi ha convinto del tutto è costituita dalle illustrazioni. Sono belle, per carità, ma lo stile manga che le caratterizza rischia di inquadrare la storia in modo tale da farla pensare come adatta solo ai ragazzi. Forse l’autore ha scritto Iskìda con il pensiero rivolto agli Young Adults, ma mi sento di poter affermare che invece si tratta di un racconto adatto soprattutto agli adulti. L’approccio generale mi fa pensare più a una storia per grandi adatta anche ai ragazzi, che viceversa. Sarà che non amo le etichette – e che soprattutto quella YA mi sta particolarmente stretta e mi provoca prurito – ma dire che Iskìda della Terra di Nurak è un libro pensato per quella categoria significa svilirla fin dall’inizio.
Merita di più. Non vi resta che leggerlo.
Gentile Fabrizio, ciao!
Come mi ero ripromesso, eccomi qua a lasciare due parole.
Prima di tutto grazie delle tue. Fa sempre piacere che una propria creazione sia apprezzata; se a farlo poi è un addetto ai lavori con la tua bibliografia alle spalle, be’, it’s an honour.
Ci tenevo a tornare sulla questione YA. Mi ha davvero incuriosito questa tua posizione, è proprio vero che i gusti sono meravigliosamente vari. Come ho avuto modo di dire in vari interventi sparsi per il cyberspazio, Iskìda nasce come progetto dell’editore Condaghes pensato esattamente per la sua collana storica per ragazzi “Il trenino verde”. Non che la mia idea originale sia stata in qualche modo “costretta” in questa veste paratestuale; Iskìda, come hai ben accennato, è nata nella mia testa come storia per “giovani-adulti”, la scelta della collana è stata in qualche modo consequenziale.
La questione sta tutta nel come interpretare questa “tag” YA. Personalmente, e sarà una deformazione professionale che mi porto dietro dallo shock che è stato lavorare in Inghilterra con la fucina creativa dell’editore di Philip Pullman, non considero la letteratura per ragazzi, specialmente se fantastica, inferiore in nessun modo a quella per adulti sia come capacità evocativa che come veicolo di contenuti. L’inghippo della letteratura per ragazzi – quando è buona – è proprio questo: non si tratta di storie per ragazzi che si adattano anche agli adulti, si tratta di storie assolutamente adulte che parlano al ragazzo che è in ogni lettore adulto, e a maggior ragione al giovane lettore in sé che è adulto in potenza ma non ancora del tutto, che ha slancio, intelletto e fantasia in uno stato di subbuglio da supernova, ma senza le costrizioni psicologiche della “caduta” nell’età adulta.
Se la letteratura fantastica non è capace di toccare le corde di quel “fanciullo” reale o interiore, be’, allora forse non è buona letteratura in sé (Oh God, è il Fanciullino di Pascoli, è lui, è tornato).
Pensare la propria opera per il lettore YA è per me una dichiarazione d’intenti per creare storie che nell’essere “di intrattenimento” sono eterne, non adulte, ma Umane. Ok, suona tutto troppo pomposo così, ma that’s it. Quando quindi dici “Forse l’autore ha scritto Iskìda con il pensiero rivolto agli Young Adults […] L’approccio generale mi fa pensare più a una storia per grandi adatta anche ai ragazzi, che viceversa.” – becchi il punto alla perfezione, mi fai un grosso complimento, e questo e non altro è scrivere per YA : )
Ah, riguardo alla questione immagini, avere un apporto grafico all’opera era sia un mio sogno che un’esigenza dell’editore. La scelta del “Global Manga” è venuta da sé, anche per mixare un po’ le carte in tavola rispetto sia allo stile di illustrazioni che di solito ci si aspetta da un romanzo fantasy, sia alla forma fumetto che ci si aspetta unita a dei disegni manga. A giudicare dai commenti su aNobii e dal target che inaspettatamente si sta procurando il libro, l’ibrido ha il suo perché. Ma su questo forse è meglio che parli con le disegnatrici. : )
Che dire, ora a marzo 2013 concludiamo la Prima Stagione con il terzo volume. Indiscrezioni vogliono che faremo una raccolta e se tutto va bene continueremo poi con un formato raccolta Stagione per Stagione (3). Stay tuned!
Ciao!
Ciao Andrea. Benvenuto! Ti ringrazio per il commento.
In effetti non sono stato sufficientemente chiaro circa ciò che intendevo dire riguardo il target YA. La tua esperienza in Inghilterra è sicuramente la spiegazione della tua corretta comprensione del target: il problema, infatti, è tutto italiano (e aggiungo un “purtroppo”). In Italia, l’etichetta (YA come fantasy o horror…) viene letta come target esclusivo. Dobbiamo ancora crescere nell’apertura ai generi e ai target di riferimento, senza fare più distinzioni. Ahimè, l’ho imparato a mie spese.
Detto ciò, ribadisco che la storia promette di andare verso la profondità, motivo per cui attendo con trepidazione l’uscita della raccolta della Prima Stagione 😀
Condivido. Confido poi – e con questo non vorrei suonare spocchioso – che per me è ancora difficile acclimatarmi al passaggio dalla disinvoltura dell’editoria britannica a un certo conservatorismo polveroso di quella italiana, con il suo alter-ego cattivo rappresentato da una critica iper suscettibile con pericolosi tic al sopracciglio quando legge : P – se poi si parla di “letteratura di genere” ancor peggio. A questo proposito, ti invito, come inviterò altri “addetti ai lavori”, a passare per Sul Romanzo il prossimo mese, dove lancerò una rubrica ironica di approfondimento fantasy, un’occasione per chiacchierare tra il serio e il faceto del nostro malefico genere preferito.
Per la raccolta, speriamo! Appena ci saranno certezze, te lo farò sapere.
Grazie ancora e buone letture,
Guarda, non immagini quanto capisca ciò che dici!
Certo, passerò sicuramente dalle parti di Sul Romanzo. Segnalami quando inizia.
Un abbraccio.
Fabr
Ciao Fabrizio,
come promesso, ecco la rubrica. Dopo la puntata zero con toni ironici e qualche provocazione, un po` di contenuti 🙂 : http://www.sulromanzo.it/blog/fantasia-un-malessere-etimologico
Ok, ti ringrazio. Ci faccio un giro e vedo di contribuire 🙂 Buona serata.