1979 – La zona morta

LA ZONA MORTA

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zona_mortaTrama. La zona morta racconta la storia di Johnny Smith, insegnante nel liceo di una piccola città del Maine gravemente infortunato in un incidente stradale che lo lascia in coma per quattro anni e mezzo. Quando si risveglia, scopre che il mondo (e la vita) sono cambiati senza di lui: la sua fidanzata Sarah ha sposato un altro uomo, dal quale ha avuto un bambino. Sua madre si è trasformata in una fanatica religiosa, anche a causa della sua disperazione per l’incidente del figlio, per il quale si dichiara sicura che Dio lo salverà, dal momento che il suo compito nel mondo è speciale. Il cambiamento più importante, tuttavia, riguarda il cervello di Johnny: a causa dei danni subiti nell’incidente, che vanno a sommarsi a un precedente danno dimenticato negli anni della giovinezza, sviluppa un potere psichico che lo rende in grado di avere visioni del passato, presente e futuro toccando oggetti e persone. Nel cervello c’è, però, una “zona morta”, una porzione del cervello, in qualche modo collegata alla visualizzazione, non più attiva. Per questo motivo alcune parti delle visioni gli restano oscure, obbligandolo a ricostruirne la parte mancante a partire da ciò che accade nella realtà. Nonostante usi la sua abilità per salvare la vita di una giovane ragazza, per aiutare lo sceriffo a identificare e catturare un serial killer e a salvare molti ragazzi da un incendio catastrofico, Johnny considera il suo potere una maledizione, e usarlo gli ripugna. Un giorno, però, stringe la mano di Greg Stillson, popolare candidato al Congresso del New Hampshire. Stillson diventerà Presidente degli Stati Uniti e sarà la causa di una devastazione planetaria così apocalittica da spingerlo a intervenire, in qualunque modo, per impedirgli di raggiungere il potere.

 

Su quello che è senza dubbi uno dei suoi romanzi migliori, nel quale la capacità di descrizione dell’animo umano di un uomo sempre più solo si sposa perfettamente con la sottile inquietudine che nasce da ciò che è all’origine della sua solitudine e del suo potere mentale, vorrei dire due parole riguardanti in special modo un paio di aspetti: la politica e la religione. Inoltre, il connubio tra le due.

La zona morta è senz’altro un romanzo politico. Il testo è infarcito di riferimenti alle Elezioni Politiche degli anni Settanta in cui è ambientato, tracciando pagina dopo pagina quella sottotrama che poco alla volta si fa sempre più evidente. Il potere di Johnny Smith (un uomo qualunque, come il nostro Mario Rossi) si intreccia sempre più con la cosa pubblica. Non è un caso: quando Johnny Smith stringe la mano di Greg Stillson e gli si rivela quel che l’uomo potrebbe scatenare nel mondo, è la responsabilità civile e civica di ogni cittadino a essere chiamata in causa. Il suo nome comune traccia un collegamento diretto tra quell’uomo qualunque come cittadino del mondo e il nostro essere uomini qualunque ma cittadini del mondo, e perciò stesso responsabili del mondo in cui viviamo.

Johnny Smith si sente chiamato in causa in modo esemplare, fino a porre per la prima volta un interrogativo che costituisce una ulteriore sottotraccia di futuri romanzi di Stephen King (si veda per tutti 22/11/63): se si potesse tornare indietro nel tempo e potreste fermare Hitler, che cosa fareste? Uno degli interrogativi più classici della fantascienza, vissuto ne La zona morta secondo i limiti delle possibilità dell’epoca. Non c’è macchina del tempo, ma solo il potere di capire se un uomo è integro oppure no, e prendere decisioni autonome per il futuro del proprio Paese. Mentre leggevo le pagine dalla 373 in poi dell’edizione italiana, nelle quali Smith rivede i ritagli di giornale che ha racimolato per tentare di convincersi che Greg Stillson non può essere davvero pericoloso, mi veniva in mente la situazione italiana attuale, nella quale più che mai ciascun cittadino è chiamato a capire chi gli sta di fronte, chi si propone sulla scena politica e quali conseguenze la sua discesa (o salita) in campo potrebbe avere. Un compito difficile, perfettamente rievocato da questo romanzo tragico.

Due cose vorrei sottolineare per ciò che invece attiene all’aspetto religioso contenuto nel romanzo.

Al termine di un inesorabile cammino verso la tragedia, che si acuisce di svolta in svolta e di incidente in incidente (un primo trauma alla testa avuto quando Johnny era bambino viene riacutizzato quando è ormai un adulto), risalta nel romanzo l’idea che il potere speciale di Johnny non sia dovuto a un caso ma che sia stato voluto proprio da un dio che vigila sulla storia umana; anzi: non un dio ma Dio, proprio quello con connotazioni cristiane, capace di prendere in mano la vita di una persona e di condurla alla consapevolezza delle proprie possibilità. Il protagonista sviluppa una coscienza del proprio ruolo sempre più decisiva sulla falsariga di una convinzione della madre. Dopo il suo incidente stradale, che lo mandò in coma per quattro anni e mezzo, la madre parve uscire di senno e assecondare sempre più la propria attrazione per una religiosità morbosa, deviata. Fin da quando suo figlio entrò in coma, lei si convinse che Dio lo avrebbe salvato perché avrebbe avuto un compito nel mondo. Una volta tornato nel mondo, Smith tiene in sempre maggior considerazione quella convinzione, e da scettico diventa un credente, nel vero senso del termine. Si lascia andare alla volontà di chi ha disegnato per lui un compito speciale.

Tuttavia il Cristianesimo che esce da questa storia è qualcosa di frammentario, caotico, in piena crisi. John Smith è circondato da un’aura di mistero e di diffidenza crescente che lo pone a diretto contatto con la strampalata fede della madre. Questo personaggio femminile si fa carico delle teorie fideistico-ufologiche sviluppatesi negli Stati Uniti negli ultimi decenni. Dapprincipio la madre crede fermamente che il figlio sia il destinatario di un grande progetto da parte di Dio. E su questo ci ha visto giusto. Ma poi lei degenera abbracciando sempre più teorie assurde che mettono in luce la difficoltà di credere nel mondo d’oggi: si percepisce l’esistenza di un dio, finanche di quello cristiano, ma c’è una grande difficoltà nell’accogliere il sistema di fede veicolato dalla tradizione. Il giudizio su questa fede contorta e sfigurata, da parte di Stephen King è pesante: per bocca del marito e del figlio, la madre sta vivendo un’esperienza da psicoterapia ma si ha come l’impressione che tuttavia il romanzo non possa che essere la fotografia di uno stato di cose. King non deve fare fatica per descrivere un simile stato di cose: non ha che da guardarsi attorno.

 


2 risposte a "1979 – La zona morta"

  1. Ho visto solo il film, ma la disamina che fai è giusta: la responsabilità di ogni singola persona verso la società, verso gli altri. Ognuno ha la responsabilità di rendere il mondo in cui vive un luogo migliore. Purtroppo questo non sta avvenendo in Italia, si è ripiegati su se stessi.
    E come scrivi nell’ultima frase, non serve fantasia, basta guardarsi attorno.

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