Spettro fiabesco de Il viaggio nel Masso Verde

Lo ripeto per l’ennesima volta (perché pare non lo si capisca): il primo volume di Storia di Geshwa Olers, Il viaggio nel Masso Verde, è una fiaba! Non è un romanzo fantasy classico, non è un chenneso, è solo una fiaba. Se non lo si legge in questo modo, il rischio è quello di non coglierne le caratteristiche peculiari, e di rimanerne profondamente delusi.

E dire che c’è scritto anche nella Nota del curatore:

Il suo scritto va preso per ciò che è e nulla di più: una fiaba nella quale si può trovare l’inizio delle vicende di Geshwa. Se si prescinde da questo presupposto si rischia di non comprenderne gli intenti.

Più chiaro di così! Se ne volete la dimostrazione, ho compiuto un’analisi strutturale del volume (che a dire il vero esaurisce il suo quadro narrativo con il primo capitolo del II volume, La faida dei Logontras) secondo le funzioni previste da Propp per la fiaba. A rischio di fornirvi informazioni importanti su ciò che accadrà nei prossimi volumi, ve lo metto a disposizione, così che possiate – forse – accettare la mia convinzione: ogni grande storia epica inizia con una fiaba.

Se cliccate su questo collegamento, potrete leggere e anche stampare lo spettro fiabesco de Il viaggio nel Masso Verde.


8 risposte a "Spettro fiabesco de Il viaggio nel Masso Verde"

  1. Fabrizio, smetti di farti il sangue amaro. È evidente che si tratta di una fiaba, senza alcuna spiegazione. Voglio dire, c’è un ragazzino che si perde nel bosco, e incontra un orco e dei folletti. Più chiaro di così!
    Vai avanti.

      1. Sì, però Fabri, tu non ti puoi sostituire al lettore.
        Non è che spiegandolo prima la cosa quello che c’è scritto nel romanzo cambia o diventa più bello.
        Che il libro è basato sugli stilemi delle fiabe è assolutamente chiaro. Se chi si mette a leggere ha delle aspettative diverse, o non capisce una cosa talmente lampante, non può essere un tuo problema.
        Chi ti muove delle critiche non può trascurare questo aspetto, vuol dire che non ha capito cosa gli stava di fronte, è un problema suo.
        Non puoi spiegare un romanzo.
        Puoi interrogarti se l’hai scritto bene o meno. Ma viva Dio… almeno sull’aspetto fiabesco, credimi, che avevi fatto pieno centro. Quindi non perderci più la testa e prendi certi commenti, per quello che sono.

  2. Non è in questione la bellezza o meno del volume, e sul fatto sono piuttosto tranquillo dal momento che la media dei voti e degli apprezzamenti è decisamente positiva.
    Piuttosto, Chagall, il vero problema è che non sembra mai abbastanza chiaro che si tratti di una fiaba. Da cosa lo deduco? Dall’approccio che chi recensisce il libro ha nei suoi confronti: rimane deluso dal linguaggio semplice, dal punto di vista che è quello di un ragazzino che scopre il mondo, dal fatto che il protagonista appare molto ingenuo, dal fatto che la struttura narrativa è piuttosto semplice ed elementare. Se il lettore non è in grado di tenere nel debito conto quanto c’è scritto nella nota del curatore, può voler dire due cose (anzi tre):
    – o ha saltato proprio la nota del curatore, il che è un problema,
    – o non ha dato la giusta importanza alla nota del curatore, il che è forse un problema ancora peggiore, perché tanto vale non leggerlo nemmeno, un libro,
    – o io non sono stato abbastanza chiaro sull’aspetto fiaba e perciò faccio bene a ribadirlo in continuazione.
    Vedi, può sembrare un problema da poco, ma non lo è: non posso leggere la Divina Commedia (non che voglia paragonare il mio romanzo a questo capolavoro, eh!) o l’Iliade o l’Odissea come se fossero dei fantasy, perché poi arriverei a criticarne degli aspetti importanti e fondamentali sulla base di preconcetti che non mi permettono di coglierne la peculiarità. Purtroppo, quello che ho appena scritto avviene spesso, non solo nei confronti di ciò che ho scritto io.
    Voler puntualizzare queste cose non significa farsi il sangue amaro, tra l’altro. Forse sono solo un essere moooooolto puntiglioso (ma dovresti conoscermi, ormai) e precisare è per me un atto creativo quasi identico allo scrivere 😀

    Sai, la questione della struttura dell’intero romanzo – non solo del primo volume – mi sta molto a cuore, perché mi sono reso conto fin dall’inizio che sarebbe andata incontro all’incomprensione per lo meno iniziale dei lettori. Ora, ho molti lettori affezionati, che stanno seguendo anche l’evoluzione di questa nuova proposta tutta gratuita, perciò posso dirmi fortunato e ne vado fiero. Però capirai perché per me sia così importante voler essere il più chiaro possibile e fornire il maggior numero di strumenti possibili per leggere quello che, secondo me, non è certo un romanzo semplice.

    Penso sia il minimo che possa fare uno scrittore che vuole bene ai suoi lettori, no?

  3. Certo che capisco che tu sia affezionato al tuo lavoro, mi pare legittimo.
    Non di meno, ti riporto la mia esperienza.
    Io le note del curatore in genere le leggo sempre alla fine Non mi importa molto. Se un libro è bello, scritto bene, penso che dovrei riuscire a capirlo comunque, a prescindere da qualsiasi nota o spiegazione.
    Come dici, l’unica cosa che puoi fare, è chiederti se hai fatto bene il tuo lavoro. “Se sei stato abbastanza chiaro”. Per me la risposta è sì. Sei stato abbastanza chiaro. Senza bisogno di alcuna nota o spiegazione. Che il primo romanzo usi il linguaggio fiabesco, è lampante. E non penso di essere un lettore particolarmente colto o dotato.
    Secondo me lo stile è chiaro.
    Posso accettare che dicano “A me non piace”, ma non credo di debba troppo crucciare se sei stato a sufficienza chiaro sull’aspetto fiabesco. Se chi legge non lo capisce, è suo il problema, in questo caso.

    1. Chagall, io invece credo che la tua cultura sia sopra la media…
      Alla fine, probabilmente hai ragione tu. Sono io troppo maniaco. Abbraccio e assecondo la convinzione di Hegel secondo la quale perfino l’introduzione a un suo trattato filosofico era già fare filosofia. Ho una testa che funziona male. 😀

      1. Ma quale fatto male Fabrizio.
        Io credo semplicemente che tu sia uno scrittore e io un lettore.
        È ovvio che tu tenga a quello che fai e che ti ponga delle tue domande.
        Quello che dico io è che mi pare che questa osservazione ti sia stata fatta fino alla nausea. Chi ti rivolge ancora critiche negative su questo aspetto si arrampica sugli specchi per me.
        E se vuoi un parere puramente personale, il primo libro non è semplicemente una fiaba. È una “fiaba spirituale”. È un cammino di crescita interiore.
        Ecco, credo che questo sia più difficile da capire, almeno in un primo momento. Ma se ci sono riuscito io, credo davvero che lo possa fare chiunque. Se poi dal fantastico la gente si aspetta altre cose, beh, è un problema loro.
        Ovviamente queste sono considerazioni puramente personali.

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