Ma poi venne meno. Sto parlando del romanzo e delle sue numerose evoluzioni da quando vide la luce nel mondo occidentale. Il romanzo si è evoluto per schemi, ha seguito modelli e mode, ha cercato la verità (o la realtà), ha sondato le profondità dell’universo, ha proposto (o imposto) pensieri unici (di autori e critici). Tutto ciò nell’onda continuamente cangiante dei corsi e ricorsi letterari (oltre che storici).
Detto tra parentesi, scusate le troppe parentesi, compresa questa. La parentesi è un mezzo potente che permette di inserire discorsi apparentemente eccentrici rispetto all’argomento principe della discussione, ed è, soprattutto, un mezzo ampiamente usato da Stephen King, che io saccheggio. E non venite a dirmi che in questo non c’è originalità: io seguo la lezione di Gianrico Carofiglio, che distingue tra saccheggio e imitazione, elevando il primo e affossando il secondo.
Per tornare a ciò che volevo dire, c’era una volta lo schema. Una volta serviva a forgiare una trama, ora sono perplesso che abbia ancora un senso (seppur minuscolo).
Il problema nasce quando i critici usano gli schemi per giudicare romanzi che non ne hanno. Nel migliore dei casi, la critica che si farà al romanzo senza schema sarà debole, decentrata, poco attinente. Soprattutto: erronea.
Cosa voglio dire con questi vaneggiamenti? Una sola cosa, e riguarda Storia di Geshwa Olers. Quella saga non ha altro schema che la vita di Geshwa, quando lo capirete? E detto fuori dai denti, delle critiche che guardano a ciò che si sarebbe dovuto capire in base a uno schema poco me ne faccio. Come avrebbe detto qualcun altro: francamente me ne frego!
Era “Francamente me ne infischio!”, ma nonostante l’imprecisione saresti una Rossella Ohara fantastica. 😀
ed ora dimmi, qualcuno ha forse trattato male Ges? (immaginami affilare il filo di un coltellaccio con gli occhi iniettati di sangue).
Oops, ho fatto un misciotto. Volevo riportare il fascista “me ne frego”, ma il mio animo da melodramma ha tirato fuori il drammone storico. 😀