Michel Houellebecq ci dà la sua versione della vita e della figura del grande scrittore americano di genere fantastico, H. P. Lovecraft. Il breve libretto “H. P. Lovecraft – Contro il mondo, contro la vita” è effettivamente un ottimo romanzo. Romanzo? Tale definizione di quello che potrebbe apparire come un saggio arriva in realtà direttamente dall’autore stesso, che afferma trattarsi con ogni probabilità del suo primo romanzo. L’ammirazione di Houellebecq per Lovecraft è enorme, come d’altronde è giusto che sia, data l’importanza dello scrittore di Providence per la narrativa fantastica del Novecento. Eppure pochi scrittori si meritano una biografia romanzata, perché normalmente la vita di uno scrittore è piuttosto noiosa. Qualcuno di voi vedrebbe bene un film sulla vita di Stephen King (benché ci siano rumors di una simile intenzione)? È lo stesso King a raccontare come la sua quotidianità sia piuttosto sempre uguale a se stessa e non nasconda nulla di eccezionale. La vita di Lovecraft, invece, è innanzitutto la vita di un uomo che aveva caratteristiche personali estreme e molto appariscenti.
Personalmente non conosco tutta l’opera di Lovecraft, tantomeno la sua enorme corrispondenza.100.000 lettere, dice Houellebecq, alcune delle quali anche di 30 o 40 pagine, perché Lovecraft, descritto come un vero gentleman, aveva l’abitudine di rispondere sempre a tutti quelli che gli rispondevano. Senza conoscere la sua enorme corrispondenza, con ogni probabilità non si può conoscere lo spessore reale della sua vita. Eppure alcune cose sembrano certe: la sua grande difficoltà ad accordarsi con la realtà che lo circondava, Lui individuo appartenente quasi ad un altro secolo; il suo materialismo e il suo ateismo che Houellebecq dice essere totali; la sua fatica nel confrontarsi con altri esseri umani che, spesso, considerava da un punto di vista talmente personale da renderlo spesso incomprensibile e rinunciatario; e poi il suo razzismo. Tutti questi elementi concorrono effettivamente nel creare una narrazione della vita di Lovecraft che ha molto del “romanzabile”, ed è qui che arriva il mio interrogativo sull’opera dello scrittore francese.
Corrisponde a realtà? È in grado di fornirci una verosimile interpretazione della personalità più intima di Lovecraft? Il dubbio è lecito, soprattutto perché credo che sia sempre possibile effettuare un passaggio dagli scritti di un autore a certe sue caratteristiche di fondo. Non intendo dire che dagli scritti si capisca sempre tutto dello scrittore, ma che alcune cose fondamentali possano essere colte. Houellebecq afferma che Lovecraft in realtà odiava il mondo e, arrivato al termine della sua vita, sentì la morte come la possibilità di liberarsene definitivamente, perché il suo era un odio nei confronti della realtà e nei confronti del mondo che coglieva privo di senso. Eppure, se è vero che i suoi scritti proiettano il rapporto tra essere umano e realtà cosmiche aliene e nemiche su un piano del tutto differente rispetto agli altri scrittori, relegando l’umano a una posizione assolutamente ininfluente sul procedere della realtà cosmica, è anche vero che dai suoi scritti si coglie quasi sempre un’ombra di qualcosa di più. Difficile definire cosa sia questo di più, se non utilizzando le stesse parole di Houellebecq, quando dice che anche Lovecraft “descrive cieli azzurri”.
È un po’ la stessa impressione che ho avuto leggendo Paul Auster, che tutti i critici dicono essere il cantore del caso. Eppure attraverso i romanzi di Auster, si coglie sempre come attraverso il caso si indichi anche qualcos’altro. Attraverso gli eventi che descrive con grande abilità e che sembrano portare sempre la firma della casualità, emerge poco alla volta un disegno che spinge il lettore a vedere una prospettiva. Non dico che anche gli scritti di Lovecraft consegnino al lettore una prospettiva che non sia quella della quasi totale insignificanza dell’essere umano, eppure “cieli azzurri” esistono anche nell’opera di Lovecraft.
Houellebecq ha forse esagerato nel descrivere la figura di Lovecraft quasi come un essere umano votato al nulla e alla “nientificazione”, un anti-apostolo (si legga a tal proposito il paragone che fa tra Lovecraft e San Paolo, volgendolo però in negativo), perché così facendo gli toglie quel briciolo di speranza in una vita migliore di quella che lo scrittore di Providence si è ritrovato a vivere, esemplificata – tale speranza – dal suo matrimonio che, benché fallimentare, ha costituito per lui un momento in cui poteva aprirsi a una dimensione ulteriore, per quanto minima.
È proprio questa dimensione ulteriore che Houellebecq ha deciso di eliminare del tutto, quando ha scelto di scrivere un romanzo su Lovecraft, contro il mondo e contro la vita.