Vorrei focalizzare maggiormente il discorso sul paragrafo, vero punto di snodo di tutta la narrazione, sia di un racconto che di un romanzo. Se il capitolo è la grande puntata interna al romanzo, il paragrafo è la piccola scena che determina il ritmo della narrazione, il vero cuore del capitolo.
Il paragrafo racchiude un’unità di significato che deve apparire della massima chiarezza per il lettore. Sapete bene come lo scopo dello scrittore sia far comprendere fino in fondo al lettore ciò che sta dicendo. Per questo motivo ogni frase deve essere organizzata nel migliore dei modi possibili e, di conseguenza, il paragrafo che le riunisce per “focalizzazioni”.
Se analizziamo un qualunque paragrafo di qualsiasi scrittore affermato – il che è sinomimo di “ha fatto successo” – vedremo alcune caratteristiche predominare su altre meno significative.
– La frase più importante del paragrafo è la prima. Essa ha il compito di fare un’affermazione, di esprimere un contenuto, di aggiungere qualcosa di nuovo. Le frasi che seguono, invece, dimostrano in vari modi questa prima frase, approfondendola. La dimostrazione ottenuta tramite le frasi successive può essere raggiunta con vari mezzi, spesso utilizzandoli tutti:
- espandendo un particolare
- confermando con un’azione
- confermando con una negazione
- inserendo focalizzazioni ulteriori
Faccio un esempio tratto da un mio romanzo, La porta sbagliata:
Non riuscivo a staccare gli occhi da quello che sembrava solo un brutto scherzo (frase 1). Il numero ormai mi si era impresso ben in mente (ult. focalizz.). Avevo capito che era sempre lo stesso, quello del fax recitatomi al termine della strana telefonata, quello delle pubblicità entrando in paese, e ormai cominciavo ad avere una smania di comporlo sul mio cellulare per capire chi diavolo avesse pensato di creare uno scherzo come quello (conferme frase 1). Il motore dell’auto scoppiettava mentre stava per spegnersi, dal momento che ero ancora in prima e il piede sinistro stava lasciando poco alla volta la frizione (ult. focalizz.). L’impressione, forse ancora più folle di quello scherzo, era che fosse tutto organizzato per me, per spaventarmi, e quando immaginai che Gianfranco fosse il primo ad aver organizzato il tiro, quasi mi misi a ridere (conf. con azione).
– La parola più importante della frase va posta, invece, alla fine, perché è la nostra attenzione si focalizza soprattutto sulla parte finale della frase e una parola inserita lì acquisterà maggior pesa, contribuendo alla creazione del senso generale nella mente del lettore.
Es. (La porta sbagliata) Il fatto era che non potevo negare di essere sceso in cantina solo dopo un giorno di continui rinvii, con il risultato di fuggirne letteralmente per la paura.
Al di là dell’orribile locuzione “il fatto era”, da evitare come la morte (faccio ammenda: non lo userò mai più in un mio scritto), il concetto significativo è conferito dall’ultima parola, paura, che non fa altro che rinforzare e dare la sfumatura alla natura dei “rinvii”, ultima parola della frase precedente.
– Due frasi deboli vanno unite in un’unica forte. Evitate di riempire il paragrafo di frasette che non fanno altro che prolungare il brodo. Piuttosto, unitele in un’unica frase ugualmente soddisfacente.
Anziché:
Camminare per casa a piedi nudi, ridere senza motivo, mi rendo conto che sono poche le cose della vita davvero valide.
È meglio dire:
Sono poche le cose davvero valide della vita, come camminare per casa a piedi nudi e ridere senza motivo.
La frase colpisce di più perché è più forte e compatta.
– Le parole vanno aggregate per appartenenza tematica e funzionale, in modo da favorire la comprensione ed eliminare le ambiguità. L’errore più diffuso tra gli esordienti o i principianti è quello di tagliare in continuazione una frase, infarcendola di incisive o spezzando il collegamento tra le parole. Vediamo un esempio di frase disaggregata:
Quel libro spesso, la cui copertina è rossa e il simbolo in oro, proprio come diceva Maria, è una Bibbia. Avreste mai pensato che, antico per com’è e zeppo di stranezze, potesse piacerle tanto?
Proviamo a riaggregarla in maniera più lineare e chiara:
Quel libro spesso, con la copertina rossa e il simbolo in oro, antico e zeppo di stranezze, è una Bibbia, proprio come diceva Maria. Avreste mai pensato che potesse piacerle tanto?
– I concetti simili devono essere espressi con la medesima forma.
Gli piaceva in modo speciale il maron glacé e puntò spesso al castagnaccio. Tutto questo perché ama quei frutti autunnali.
Vi rendete conto da soli di quali errori vi siano. La forma corretta non è una sola, ma di certo non quella appena indicata. La frase può essere scritta in tre modi differenti, tutti ugualmente corretti:
Gli piaceva in modo speciale il maron glacé e puntava spesso al castagnaccio. Tutto questo perché amava quei frutti autunnali.
Gli piacque in modo speciale il maron glacé, ma puntò al castagnaccio. Tutto questo perché decise che amava quei frutti autunnali (notare le modifiche).
Gli piace in modo speciale il maron glacé e punta spesso al castagnaccio. Tutto questo perché ama quei frutti autunnali.
– Bisogna evitare come la morte una sequenza di frasi deboli, poco significative, tanto più se sono congiunte in modo debole da una “e”. Una frase debole ogni tanto va bene, perché può servire a spezzare un ritmo che rischia di divenire monotono, ma non deve diventare la regola, perché altrimenti il paragrafo e tutta la narrazione suoneranno come stanchi.
– Eliminare sempre le parole inutili. Accade molto più spesso di quanto si immagini, che gli scrittori infarciscano lo scritto di parole che non servono a nulla, se non a rendere più pesante lo scritto. Nell’esempio che segue ho già barrato le parole che non servono:
Ammirò
con stuporela vetrina con occhi spalancati, così estasiatoed emozionatoda dimenticare di essere andato fin lì per comprare un regalo di compleanno. Si perse tra iperfettiBlu-Ray di Star Wars e quelli di Indiana Jones.
– Disporre le frasi nelle loro forme attive. Non usate mai il passivo: è debole, passa inosservato, a meno che non serva a far risaltare una caratteristica “passiva” di qualcosa o qualcuno. Ma dev’essere cosa rara.
Volete mettere “Il suo braccio fu afferrato con forza dal poliziotto” (forma pass.) con un “Il poliziotto afferrò con forza il suo braccio”?
Buon divertimento.