Sciopero perché

A quest’ora dovrei entrare in una delle scuole in cui insegno, per prendere in carico il mio gruppo di bambini e trasmettere loro l’amore per la vita, l’amore per le cose e il mondo in cui ci troviamo, oltre che dargli un contenuto riguardante il Dio in cui credo e in cui per millenni ha creduto l’Italia. Spesso è vero che la direzione dell’insegnamento sia quella inversa, cioè che siano loro a insegnare a me. Lo fanno quando mi sorprendono con la loro spontaneità, con la sincerità che li caratterizza e con le infinite intuizioni spirituali che li rende molto più aperti di noi adulti alla presenza dello Spirito nel mondo.

Ma oggi non ci sarò. Ho deciso di partecipare allo sciopero indetto dai sindacati, per protestare contro ciò che questo governo sta facendo di noi insegnanti. Puri numeri, manipolabili, utilizzabili, traslocabili e, soprattutto, sempre più sottoconsiderati. Tralascio di dire, però, le consuete motivazioni ormai già conosciute grazie ai sindacati. Tralascio perfino di dire quali cose abbia modificato la nuova intesa tra CEI e Governo, riguardante una piccola (ma influente) modifica per gli insegnanti di religione cattolica, capace di rendere peggiore la vita di migliaia di insegnanti. Però vorrei dire qualcos’altro.

Che oggi sciopero perché mi faccio sempre più convinto che questo governo non si stia muovendo in maniera limpida, bella, pulita. Indubbiamente è riuscito o forse riuscirà a raddrizzare alcune storture che da troppo tempo caratterizzano il nostro Paese, ma la mia impressione generale è che stia approfittando di molti vizi da correggere per mettere mano anche a cose che non si dovrebbero toccare. La mia impressione è che si stia minando l’esistenza di un’Italia che mi appartiene, che appartiene a tutti noi che non facciamo abbastanza per farci sentire, per parlare, per protestare.  Un’Italia fatta di eccellenza e di bellezza, di umanità e di – ebbene sì, lo dico – leggerezza. La nostra Italia non è e non sarà mai (a meno che non venga ingiustamente forzata a diventarlo) un paese nordico. Il nostro è un Paese mediterraneo, fatto anche di ritardi, fatto soprattutto di una creatività che si fonda su una maggiore libertà di carattere e di s-legame dalle regole.

Lo so, non è per nulla popolare ciò che sto dicendo, soprattutto per il mondo della rete, che da sempre è particolarmente attivo e fa sentire la sua voce contro le schifezze di tutti coloro che rendono peggiore il nostro Paese. Non sto giustificando nessuno, non sto nemmeno spiegando nulla. Sto solo dicendo che davvero corriamo il rischio (per usare una frase fatta) di gettare via il bambino con l’acqua sporca. L’Italia che sta uscendo dagli interventi e dal pensiero di questo governo non mi rappresenta quasi per nulla, così come non mi rappresentava per nulla il precedente governo berlusconiano. Ora si parla perfino di diminuire la luce nelle città, aumentando il senso di cupezza che già grava su tutti gli Italiani.

Vogliamo davvero diventare tedeschi? O svedesi, o olandesi? No, io preferisco rimanere Italiano, e inizio a nutrire forti dubbi sulla sincerità del nostro attuale governo, a partire da Monti per finire a un Barca che ieri, a Piazza Pulita, dice che spegnere i lampioni è bello perché così torniamo a vedere le stelle. Mentre lo diceva, con quella sua espressione ironica, quasi grottesca, avevo l’impressione di essere finito in un film. Giustamente il pubblico si è lamentato, ha mormorato. L’idea di trovare un modo per accantonare le prossime elezioni politiche si fa sempre più strada e c’è sempre più gente che sostiene che Monti dovrebbe tornare, in un modo o nell’altro. Io sono il primo a non sapere chi votare, quando ci saranno le nuove Politiche, ma non mi sognerei mai di rinunciare al voto: se esiste un estremo baluardo alla democrazia sempre più oggetto di discussioni (e non solo in Italia, ma nell’intera Europa!), questo è costituito dal diritto al voto. Riempiamolo, facciamolo nostro, ragionando su tutto ciò che ci sta capitando.

Io parto da quel che sta capitando a me in quanto insegnante, e in seguito a ciò che succede ai nostri bambini. Purtroppo, anche l’orrore avvenuto a Cittadella e girato su tutte le tv è un brutto segnale: ormai il limite è stato superato. E chi volesse mettere in discussione l’impostazione sociale e civile di un intero Paese non potrebbe aspettare momento più adatto.

Lo ammetto, sono molto preoccupato. Ed è per questo motivo che sciopero. Spero lo facciano in molti.


2 risposte a "Sciopero perché"

  1. “Barca che ieri, a Piazza Pulita, dice che spegnere i lampioni è bello perché così torniamo a vedere le stelle”.
    Anche se si spengono le luci, con la cappa di smog che aleggia sulla città, di stelle se ne vedono ben poche. In queste parole vedo derisione e ottusità: a mio parere, con strade più buie, la percentuale di crimini aumenterà.
    Che questo governo abbia fatto qualcosa è vero, si è messo mano alla corruzione, all’evasione, non per senso di giustizia ma perché si vogliono soldi. Il problema è che sembra che abbia fatto tanto perché chi c’era prima non faceva nulla, rendendo illegale l’illegale. Per il resto ha fatto leggi che hanno peggiorato il mondo dei lavoratori; il fatto stridente è che vogliono che si lavori per stipendi inferiori quando loro guadagnano centinaia di migliaia di euro.
    Sì, il limite è stato superato. E’ tempo di giudicare ciò che non va.

  2. Oltre a tutto il resto, peccato per Barca, che mi dava l’impressione di una persona in gamba. Se se n’è venuto fuori con una battuta del genere in una trasmissione molto seguita, mi chiedo cosa possa davvero pensare tra sé e sé.

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