Gianrico Carofiglio ha da poco pubblicato il suo ultimo romanzo, Il silenzio dell’onda (Rizzoli). Credo sia uno dei suoi migliori. Ne ho apprezzato lo stile sintetico ma che sa dove puntare senza dubbio alcuno, con una precisione e profondità di scelta narrativa che le altre sue opere, soprattutto le prime, avevano appena iniziato a conoscere. Rispetto alla serie dell’avvocato Guerrieri (tranne l’ultimo, Le perfezioni provvisorie, il migliore dei quattro), trovo che gli altri romanzi posseggano una vibrazione differente, superiore, che li rende opere di uno dei più bravi scrittori italiani di questo momento. Amo in particolar modo Né qui né altrove e questa sua ultima opera. Novità che non si può facilmente tralasciare è che Carofiglio non si fa problemi nell’unire quella che viene considerata letteratura e cultura popolare a un grande afflato, in grado di conferire alle sue opere quella maggior forza capace di far leva nel cuore delle persone comuni. Ne sono significativa prova la sua raccolta di racconti Non esiste saggezza, che strizza anche l’occhio alla narrativa di genere fantastico, e Il silenzio dell’onda, che si iscrive nel filone del realismo magico.
Ritengo un privilegio l’occasione di un’intervista a Carofiglio, incentrata proprio sulla sua ultima opera. Ve la propongo.
Il silenzio dell’onda, uno strano titolo. Di solito, nel silenzio di un paesaggio marino, risalta proprio il rumore dell’onda. Perché ha scelto questa immagine?
È una sorta di ossimoro, è vero. Il silenzio è quello dei ricordi del protagonista, è una sorta di metafora di una assenza emotiva che il protagonista, lungo tutto l’arco del racconto, cercherà di colmare.
Da quale spunto è nata l’idea per la storia?
Il romanzo nasce dall’idea di raccontare la storia di un ragazzino che scrive il suo diario e vive in equilibrio instabile fra realtà e sogni. Attorno a questa idea si sono sviluppate le altre storie – a cominciare da quella di Roberto – e il loro intreccio.
Quali sono state le fasi di stesura del romanzo?
Lungo periodo di incubazione, diversi anni. Prima stesura dal dicembre 2010 all’estate 2011. Seconda stesura: luglio 2011. Terza stesura agosto 2011. Revisioni: prima metà di settembre 2011.
Quanto tempo ha impiegato per portare a termine la prima stesura e per arrivare a un manoscritto presentabile all’editore?
Circa sette mesi, come dicevo.
Come definirebbe lo stile utilizzato?
Non amo formulare definizioni o classificazioni del mio stile. Credo che tocchi ai lettori.
Ci può descrivere il luogo in cui l’ha scritto?
Impossibile. L’ho scritto nei posti più vari. Aerei, sale d’attesa, casa, ufficio, stanze d’albergo.
Di cosa si circonda quando si prepara alla scrittura? In questo caso ha avuto “bisogno” di qualcosa di diverso rispetto alle volte precedenti?
Non mi circondo di nulla in particolare. Mi piace avere una tazza di caffè americano, quando è possibile. Nulla di più.
Ha messo in atto dei “riti” particolari per immedesimarsi nei differenti personaggi di questo romanzo?
No, nessun rito. Però ho guardato tanti film e documentari sul surf e ho fatto davvero lunghissime passeggiate a piedi per Roma.
Un uomo e un ragazzino quali protagonisti di questa nuova storia. Non le voglio chiedere se la rappresentino (perché ogni personaggio ha a che fare in qualche modo con il suo autore), quanto piuttosto il genere di legame che nasce tra i due.
Anche se non me l’ha chiesto le dico che il ragazzino mi rappresenta parecchio. È uno dei personaggi più autobiografici che abbia mai raccontato. Per il legame fra i due invece rimando alla lettura del romanzo.
Il silenzio dell’onda è stato inserito nel filone del realismo magico. È d’accordo con questa collocazione?
Non mi dispiace.
Crede che l’immaginazione e il sogno possano apportare qualcosa di specifico alla visione della realtà? Se sì, che cosa, secondo Lei?
L’immaginazione e il sogno danno senso alla realtà. Né più e né meno.
Pensa che le etichette di genere possano aiutare un romanzo o che finiscano per essere uno svantaggio?
Dipende. Per quanto mi riguarda all’inizio queste etichette – corrette o meno che fossero – sono state di aiuto. Adesso forse sono un ostacolo.
Gli uomini di Carofiglio e la femminilità: qual è il risultato di questo confronto all’interno del romanzo?
Ho scritto questo romanzo (e anche gli altri per la verità) proprio per lasciarlo spiegare ai personaggi…
Se dovesse indicare il tipo di storia attraverso un film, quale mi indicherebbe per Il silenzio dell’onda?
Mignon è partita. Oppure, da un angolo visuale del tutto diverso: Point break.
E utilizzando una canzone o una musica?
Katia, di Eugenio Finardi. Oppure, da un angolo visuale del tutto diverso: Stairway to heaven.
Il tema centrale del romanzo è il riscatto, un argomento molto sentito nell’Italia dei nostri giorni. In che modo lo vive il Gianrico scrittore e in che modo, invece, lo vive Roberto Marias?
Roberto Marias lo vive così come è raccontato nel libro. Il Gianrico scrittore lo vive e lo ha vissuto soprattutto attraverso il racconto delle sue storie, a cominciare da “Testimone inconsapevole”.
Quale posto attribuisce a Il silenzio dell’onda all’interno della sua produzione?
Il romanzo migliore è sempre il prossimo (ride).
Quali sono i suoi scrittori di riferimento?
Non ho scrittori di riferimento. Ho umori e gusti mutevoli ma se devo dire un nome non ho dubbi: Kafka.
Ce ne sono alcuni che per lei rappresentano un punto inarrivabile?
Non mi piace il concetto di “punti inarrivabili” ma insomma, dubito che qualcuno avrebbe voglia di mettersi in competizione con quel signore di Praga…
Vedremo Il silenzio dell’onda anche al cinema?
Direi che è abbastanza probabile.
(I ritratti fotografici di Gianrico Carofiglio sono di Fabio Lovino)