Nel suo saggio Danse macabre, Stephen King afferma che
tutti i racconti dell’orrore si possono dividere in due gruppi: quelli in cui l’orrore deriva da una scelta libera e consapevole, scelta consapevole di fare il male, e quelli in cui l’orrore è predeterminato e arriva dall’esterno come un fulmine. Il racconto dell’orrore più classico di quest’ultimo tipo è la storia di Giobbe nel Vecchio Testamento, in cui Giobbe diventa il Grande Campo da Gioco Astrale nel Supercampionato spirituale tra Dio e Satana.
Le storie dell’orrore di tipo psicologico, quelle che esplorano il terreno del cuore umano, ruotano quasi sempre intorno all’idea della libera scelta, del «male che abbiamo dentro», se volete, il tipo di male che non abbiamo alcun diritto di smettere di rinfacciare al Padreterno (pag. 74).
Come si colloca Commento d’autore rispetto a queste due tipologie? Esattamente a metà strada. Il male che colpisce Cesare Ombroso e la sua famiglia è indubbiamente caratterizzato da una forte componente psicologica, ma è come se sopraggiungesse dall’esterno, identico a un fulmine. Per capire in che modo questo avvenga, non rimane che leggere il romanzo.
Io lo chiamo “orrore quotidiano”.