Talvolta la descrizione è la pietra d’inciampo di uno scrittore, soprattutto se principiante. Addirittura, è come il crinale di una montagna, e tentare di inserirla nella narrazione corrisponde al camminarvi senza cadere nel burrone dell’infodump o in quello della vaghezza.
Infodump. Informazioni inutili date in modo improbabile.
Vaghezza. Assenza di chiarezza nelle informazioni fornite o povertà di informazioni. Ovvero: il lettore è costretto a immaginare qualunque cosa.
Ci sono molte vie di mezzo tra questi due errori, e spesso affliggono i dialoghi. Se, infatti, c’è un modo efficace per inserire le descrizioni nella narrazione, è attraverso i dialoghi. Mentre i protagonisti parlano, si intervalla il dialogo da gesti dei protagonisti che sottolineano un particolare dell’ambiente in cui si trovano, il modo in cui sono vestiti, il loro carattere (ma questo lo si fa soprattutto tramite i dialoghi stessi), e altro. Il crinale è costituito dal riuscire a non esagerare, propinando al lettore una lista della spesa di informazioni, con la conseguenza di distruggere l’efficacia del pezzo, e dall’evitare di fare andare il lettore alla cieca, nel tentativo di immaginarsi dove si trovi, chi stia parlando e come lo stia facendo.
Avete notato che ho messo in corsivo la parola “lettore”? Tutto dev’essere in funzione del lettore. Le informazioni che date, devono essere utili al lettore, ma se ne mettete troppe possono rivelarsi nemiche del lettore. Inoltre, se le informazioni che date risultano improbabili messe in bocca ai personaggi che le forniscono o per i personaggi ai quali vengono dette, l’infodump diventa colossale.
Esempio di infodump.
“Lorenzo, lo sai benissimo” disse Amilcare, guardandosi i bordi delle maniche e ammirando gli splendidi rombi beige e rossi che decoravano la sua camicia stile anni Settanta, “tuo figlio Francesco è troppo alto per un’attività del genere, oltre che pesante come un tricheco. Due metri e quindici di altezza, centodieci chili, sebbene portati in un corpo longilineo e, tutto sommato, ben formato, con gambe potenti e scattanti e braccia che sanno sostenere anche due donne in un colpo solo, sono ben al di là di ciò che ci si aspetta da un ballerino classico”.
Quali sono i problemi di questo brano di dialogo? Fate i compiti per casa e poi me lo dite, con un bel commento al post. Se può esservi d’aiuto, ho messo qualche corsivo e qualche colore che possono risultare utili.
Esempio di vaghezza.
Lorenzo lo guardò avvicinarsi con una certa apprensione.
Amilcare attese alcuni secondi prima di parlargli. Nel frattempo si guardò con interesse forzato i polsini.
“Lorenzo, lo sai benissimo”.
“Cosa?”
“Tuo figlio Francesco è troppo alto”.
“Per cosa?”
“Per un’attività del genere. Alto, e pesante come un tricheco”.
“E’ solo invidia, la tua”.
“No, credimi, mi costa molto dirtelo”.
“Non così tanto, poi…”
“Centodieci chili e due metri e quindici sono ben al di là di ciò che ci si aspetta da un ballerino classico”.
“Ciao”.
“Ciao, proprio tu…”
“Io?”
“Sì, tu. Non volevo essere antipatico…”
“Perché?”
“Per quello che ho pensato. Davvero, ti chiedo scusa”.
“Razza di farabutto, che figura meschina mi hai fatto fare!”
“Chi?”
“Lui”.
“Io non c’entro…”
“E allora, quello che hai appena detto?”
E’ abbastanza chiaro ciò che voglio dire? Non esagerate con l’infodump, ma non esagerate nemmeno con la vaghezza.
Tuttavia, permettetemi di dire che se ci soffermiamo unicamente su questo concetto di infodump o di vaghezza, finiremmo per non trovare un metodo descrittivo efficace. Non è solo questione di infodump o di vaghezza (cosa che moltissimi manuali di scrittura creativa e moltissimi blogger in estasi creativa dimenticano), bensì di trovare un modo – il proprio modo – di infilare il lettore dentro il racconto. Fregatevene di ogni regola, se il metodo che avete trovato voi è efficace. Cosa vuol dire efficace, in caso di descrizione?
L’efficacia di una descrizione si può misurare dalla capacità di non far staccare il lettore dalla pagina che legge. Quando un lettore dice “no, ancora una” e la moglie lo sta aspettando con l’uovo nel padellino ormai divenuto carboncino sfrigolante, e il lettore volta pagina e urla “ti giuro è l’ultima” e la moglie minaccia il divorzio, e ciò nonostante il lettore non riesce a non girare per l’ennesima volta la pagina, consumandola in men che non si dica, allora avete raggiunto lo scopo, centrato l’obiettivo, beccato il traguardo tagliando il nastro col vostro possente ventre.
E’ letteralmente impossibile indicare un metodo univoco (o anche una sola manciata) per rendere efficace la descrizione. Non cadere nell’infodump e nella vaghezza è un punto di partenza, ma il resto è dettato dallo stile, che si sviluppa con fatica giorno dopo giorno. L’unico altro consiglio che vale la pena fornire è quello di utilizzare un linguaggio il più preciso possibile. Se i termini sono precisi, è probabile che molte descrizioni diverranno superflue, evitabili. Un linguaggio chirurgico permette di buttar via le frattaglie descrittive (giuro che questa mi piace!).
Non è affatto un infodump quello dei rombi del maglione, perchè Lorenzo, da quel maglione capisce che la persona che aveva visto fuggire dalla stanza del figlio, altri non era che Amilcare, con il quale il pargolo ha una torbida relazione segreta!
L’unica cosa torbida, qui, mi sa che è il tuo commento, Iri 😀