Bates Motel, stagione prima

Bates_MotelLa serie Bates Motel, interpretata in modo magistrale da Vera Farmiga e più tiepidamente da Freddy Highmore, trae spunto dal famoso romanzo di Robert Bloch, Psycho. Lo dico subito, uno degli aspetti negativi di questa serie è che proprio quello che nel romanzo è il protagonista, perlomeno nella prima stagione della serie risulta piuttosto anonimo, se non verso le ultime puntate. La grande protagonista è invece la madre, ottima attrice, che qui dà forma e vita a una donna di cui non si capiscono, ancora al termine della prima stagione, le motivazioni profonde, se sia davvero a posto con la testa o se la vera criminale della storia non trovi piuttosto forma concreta in lei.

Ci sono altri personaggi, attorno a questo duetto madre-figlio legato da un amore morboso. Un personaggio a mio parere del tutto superfluo è Emma Decody, l’amica di Norman malata di fibrosi cistica, che in tutta la serie – piuttosto feroce – appare come un’inspiegabile pecora bianca che pare voler provocare solo pietà. Non se ne comprende la necessità. Due personaggi ben riusciti sono invece i poliziotti interpretati da Mike Vogel e Nestor Carbonell. Il primo si rivela implicato nella tratta di schiave sessuali che trova snodo significativo nelle camere del Motel, fermate per una settimana al mese da chi quel traffico lo gestisce. Si scopre lentamente che il poliziotto aveva accordi con uno degli occupanti storici del motel, Jake Abernathy/Joe Fioretti, altro inquietante personaggio interpretato da Jere Burns, presentato solo nelle ultime puntate. Nestor Carbonell invece è lo sceriffo della cittadina, figuro che si muove a metà strada tra la legalità e l’illegalità, lasciando intuire spesso come nemmeno per lui le cose siano sempre… “a modo”. Basta il suo sguardo di ghiaccio per raggelare lo spettatore. Bella presenza, invece, quella del fratello di Norman, Dylan, interpretato da Max Thieriot, incredibilmente assomigliante a Kurt Vogel, quasi fosse suo fratello minore. A livello generale, però, è tutto il paese a sembrare fuori norma, al di fuori della legalità, tanto che la sua economia – viene detto più volte – si basa sulla produzione e lo spaccio della marijuana.

Questa prima stagione si sviluppa con alti e bassi. Uno dei problemi, oltre a quelli relativi alla tiepidezza interpretativa di Highmore e della insignificanza della Decody, è che pur non sapendo dove vogliono andare a parare gli sceneggiatori, in realtà abbiamo sempre in mente un punto di riferimento magistrale, il bellissimo film di Hitchcock. Anche situazioni di per sé da brividi (come quella in cui Norman sta imparando a impagliare gli animali, e sua madre, preoccupata, va a parlare con chi glielo sta insegnando – ovvero il padre di Emma – e di fronte alle preoccupazione della madre, il tassidermista le chiede cosa mai potrebbe succedere di così pericoloso, e a noi viene in mente l’ovvia risposta: una volta morta, Norman impaglierà sua madre e se la terrà in casa) rischiano di essere svuotate di efficacia per il continuo raffronto con il capolavoro. Nella serie, ogni possibilità di provare brividi è messa in discussione dalla convinzione di conoscere il finale. La sfida di questa serie sta, allora, nella capacità di reinventare sempre di più la trama della storia. Riusciranno i nostri eroi… sceneggiatori?

Insomma, luci e ombre per la prima stagione di questa serie televisiva che in Italia è stata trasmessa solo nella sua prima stagione, ma che vale la pena continuare a seguire in inglese.


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