La gelosia è una sorta d’infiltrazione. È acqua velenosa che si infila nelle crepe dell’esistenza e dell’esperienza, provocando dei cedimenti che modificano il punto di vista. Quelle crepe sono, di solito, solitudini ingigantite da qualche abbandono, da qualche affetto andato a male, riconfermate da altri legami – di vario tipo – che hanno mutato il loro segno da positivo in negativo.
Non capita a tutti, la gelosia, ma a chi capita, appare come un mostro dalle molte teste. Una più evidente, che riesce a farti dire e fare cose impensabili altrimenti, fino a rovinare un rapporto, sia esso d’amore o d’amicizia, o anche un rapporto di lavoro. In questi casi si cerca di fare del proprio meglio e se si riesce a contare fino a 10 (o a 1000) prima di parlare sotto dettatura della gelosia, forse qualcosa si riesce a sistemare, perché si lascia lo spazio a un dialogo sanante. Ma c’è un’altra testa, molto più nascosta, che si chiama rabbia. E la rabbia lavora sottilmente, è forse la versione più dannosa di questa infiltrazione. La rabbia riesce a trasformare il modo di pensare, poco alla volta, goccia dopo goccia, fino a quando i propri pensieri sono talmente mutati da essere considerati, per l’appunto, propri, anche quando non lo sono.
Come si sconfigge la gelosia? La consapevolezza è tutto, in questo caso. Bisogna agire sullo svisceramento delle tristezze e solitudini precedenti, rendersi conto che quando la gelosia scatta, è perché la situazione che si vive ripropone fatti anteriori, che nulla danno il diritto di addossare a chi – suo malgrado – subisce i risultati di tale gelosia. E poi, una volta che si è effettuato questo riconoscimento, agire sul simbolismo insito nella relazione, di qualunque genere essa sia.
Infatti, uno degli aspetti peggiori della nostra società è che il simbolismo è quasi del tutto non più considerato, mentre è alla base di ogni nostra manifestazione, interiore ed esteriore. Ogni nostro gesto, ogni nostro modo d’essere, ogni nostra ricerca e ogni nostra “ombra” interiore è legata ad aspetti e contenuti simbolici che prima vengono sviscerati e meglio è.
Solo in questo modo si può vincere la gelosia. Dimenticavo, un simile passaggio verso la vittoria è infarcito di sofferenza e durezza. Ma siamo uomini, giusto? Quindi vanno affrontati.
Mi vengono in mente celebri storie legate alla gelosia, una su tutte, quella di Otello, sia nella versione di Shakespeare che in quella di Verdi. Jago è il verme velenoso che inquina le tristezze personali di Otello, arrivando a manomettere e compromettere tutto ciò che di più bello ha, Desdemona. Davvero vogliamo lasciare che le nostre relazioni più belle vengano inquinate dal mostro a più teste?