Non volerlo accettare

scratÈ una delle grandi forze dell’essere umano. Talvolta rema contro, talaltra a favore, rendendo possibile o negando ogni possibilità di riuscita d’un progetto, di una comprensione, del raggiungimento di un obiettivo o di un semplice cambiamento interiore.

È la testardaggine, la caparbietà. Tradotto in altre parole: non lo voglio accettare.

Una forza che può essere consapevole, ma che spesso non lo è. Non volere accettare qualcosa è la forza capace di innalzare muri o di abbatterli, di rendere capaci gli esseri umani di comprendere gli animali o incapaci di capire altri esseri umani. Capace di fornire i gradini per salire al cielo, è la caparbietà a fornire la zappa per scavarsi la fossa.

Spesso è questione di punti di vista, o magari è proprio tutto – solo – lì: io ho il mio punto di vista, sono convinto sia quello giusto e mi indurisco a tal punto da rendermi inscalfibile, grazie a questa forza nascosta ma presente in ciascuno di noi. Quel che cambia e che fa la differenza, però, è la direzione verso la quale viene indirizzata.

In virtù (o per colpa) della testardaggine si fanno scoperte scientifiche, si scrivono capolavori destinati a rimanere per sempre, si persiste per quindici anni sullo stesso romanzo fantasy con la convinzione che qualcosa di buono porterà, si fanno i più grandi errori della vita e si perdono interi anni dietro a illusori amori eterni.

La testardaggine è tutto, per quanto mi riguarda. Anche se spesso non lo voglio accettare.


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