L’astinenza è durata solo 10 giorni. Più che sufficienti per stabilire che di Facebook posso fare a meno, e alla grande. All’inizio avevo accolto Facebook come l’occasione buona e utile per farsi pubblicità. Wow, un social network che permette ai navigatori di venire subito a conoscenza di nuove pubblicazioni, di nuovi post, di iniziative poco o molto significative. Accidenti! E allora giù, nel mare blu di Facebook.
Il mare poi è diventato oceano, e ha prosciugato tutti i rigagnoli di blog e siti. Per quanto mi riguarda, decido di mollare il social network a favore del blog e del sito, strumenti più semplici, lineari e meno invadenti e ansiogeni del FB. Comunque, ecco i miei 10 motivi per lasciare Facebook.
1) Facebook è ansiogeno.
2) Facebook è invadente.
3) Facebook svuota le relazioni, di qualunque tipo e/o genere, sostituendole con collegamenti strumentali.
4) Facebook ti occupa la mente.
5) Facebook comprime la creatività.
6) Facebook ti fa credere di dire cose importanti.
7) Facebook ti fa credere di essere importante.
8) Facebook in realtà non serve a nulla.
9) Anzi, Facebook a una cosa serve: a far guadagnare Zuckerberg.
10) Facebook è il diavolo (uno scrittore horror non può esimersi dal terminare così il proprio decalogo, no?)
Infine, un’ulteriore piccola riflessione. Credevo che, pubblicando con piccoli editori più o meno visibili o invisibili, Facebook potesse aiutarmi nella visibilità, nell’invogliare ad acquistare e leggere i miei romanzi. Il risultato a tre anni di distanza è che questo non è vero. Chi naviga in Facebook lo fa spesso in modo superficiale. Il “Mi piace” scatta a manetta anche senza aver letto i post di riferimento. Mezzo sconosciuto ero prima e mezzo sconosciuto sono ora, perché l’essere conosciuto non dipende da Facebook o da un social network. Per uno scrittore la visibilità dipende dalla presenza in libreria (e a tal riguardo si legga l’altro post, quello sulla decisione di non pubblicare più con piccoli editori) e da quanto l’editore ha deciso di sostenere il tuo libro, non da ciò che l’autore può fare per farsi conoscere. Inoltre, Facebook ha soffocato la mia creatività a tal punto che sono bastati dieci giorni di libertà per riscoprire cose e mezzi abbandonate da alcuni anni, mezzi propizi alla creatività: si chiamano carta, penna, macchina da scrivere, tempo libero, computer senza internet. Dimenticavo: i libri.
Perciò da oggi, via Facebook, anche se la decisione sobolliva da tempo. Si ricomincia.
Mi piace questa nuova sensazione positiva 😉
Buona fortuna. Spero arrivino presto nuovi libri e buone notizie.
Ciao Chagall. Lo spero anch’io. 🙂 ma il primo nuovo passo necessario trovare un serio agente letterario.
E pure quella è una lotta dissanguante, a quanto ne so.
Se. Se non altro, è uno spartiacque per stabilire se continuare o no.
Beh… guarda, non è detto.
Che quello che un’agenzia pensa in merito alla letteratura, e di conseguenza riesce a far pubblicare, sia più valido di quello che viene pubblicato da un piccolo editore è tutto da dimostrare.
Già, ma è l’ultima strada che ho scelto.