1974 – Carrie

Carrie

ISBN: 88-452-4608-6 (edizione italiana): compra qui il cartaceo https://amzn.to/3U2ITxG
ISBN: 978-0-671-03972-1 (edizione americana): compralo qui https://amzn.to/3eIp8vm

TramaIl romanzo è incentrato sulla vicenda liceale di Carrie White, all’epoca della sua prima mestruazione. Figlia di Margaret, una donna ossessionata dalla religione fino a crearne una su misura della sua follia, Carrie “subisce” la sua prima mestruazione mentre si fa la doccia nei bagni della scuola, in presenza delle compagne. La sua reazione a quella che la madre considera la manifestazione della condizione peccaminosa della donna è estrema, e la ragazza si ritrova per le mani un potere telecinetico di enorme potenziale. Nascosta nella sua camera si allena, perché quella capacità che la madre teme come se derivasse dal potere del demonio, per lei potrebbe rappresentare motivo di riscatto (non viene detto, ma lo si intuisce molto bene). Goffa e solitaria, Carrie arranca alla ricerca di una propria autonomia dalla madre che non odia, pur subendone le angherie e le punizioni. Fino a quando uno dei ragazzi più belli della scuola, Tommy, le propone di portarla al ballo di fine anno. Lei, incredula, accetta. Le compagne sono ancora più incredule di lei, e Chris Hargensen, la più perfida tra loro, ha in serbo uno scherzo orribile per sbeffeggiarla davanti a tutti nella sera del ballo. Non è difficile immaginare come l’esito del crudele scherzo di Chris, sfuggitole di mano, sarà l’ultima mossa sbagliata per molti di quei compagni, che hanno sempre deriso Carrie la pazza.

 Per dare fin dall’inizio l’idea del concetto sul quale si sviluppano le tragiche vicende di Carrie, riporto un brano raccolto da pagina 14 dell’edizione italiana indicata da quest’articolo.

Sia i medici sia gli psicologi che hanno scritto su questo argomento sono d’accordo nell’affermare che l’inizio eccezionalmente tardivo e traumatico del ciclo mestruale di Carrie può essere stato il detonatore della telecinesi latente.

Sembra incredibile che, nell’anno 1979, Carrie non sapesse niente del ciclo mensile delle donne. Sembra quasi altrettanto incredibile che fosse arrivata a quasi diciassette anni senza che la madre consultasse un ginecologo per stabilire le cause delle mancate mestruazioni.

Questo brano esplicita fin dall’inizio il fulcro attorno al quale ruota il primo brevissimo romanzo pubblicato da Stephen King.

In seguito a chissà quali abusi e violenze subiti da piccola, la madre di Carrie, Margaret White, odia il genere umano, giudicandolo con gli occhiali deformanti di chi vede i maschi solo come assatanati e pronti ad approfittare di una ragazza indifesa, le donne come portatrici del marchio del diavolo, e Dio come un punitore e castigatore, presente nella vita quotidiana unicamente per porre un argine al peccato senza fine che riempie il mondo. Non c’è ombra di redenzione nella visione della madre, se non al prezzo del sangue.

L’abilità di Carrie si presentò per la prima volta all’età di tre anni. In seguito alla prima dura reprimenda della madre, la bambina fece piovere ghiaccio e pietre sopra la casa, risparmiando tutto ciò che usciva dai suoi confini. Una sorta di punizione biblica per chi credeva che Dio fosse solo rimbrotto e castigo. Vengono in mente le parole di Gesù, quando racconta la parabola dei talenti: “so che sei un uomo duro,” dice il servo infingardo (o la madre ossessionata), “che mieti dove non hai seminato”. La punizione che il Signore (o Carrie, secondo il racconto del romanzo) pone in essere dipende da ciò che viene creduto: “gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Ed ecco arrivare ghiaccio e pietre dal cielo.

 Il primo romanzo pubblicato da Stephen King è una breve storia, che punta la sua attenzione sulla provincia sconosciuta nello stato del Maine, come l’autore farà con quasi tutti gli altri suoi romanzi, divenendone uno dei principali cantori, mostrandone orrori e virtù.

Come già ho avuto l’occasione di scrivere per Le notti di Salem, la mano di un artista si vede fin dalle sue prime opere. In questa si possono cogliere quattro caratteristiche che contribuiranno a rendere grande la modalità narrativa del Re.

La componente religiosa. Fonte di violenza o di redenzione, di estremismi o di soluzioni, la religione non è mai un dato banale e scontato per King. In questo romanzo è lo strumento di oppressione con cui la madre folle tiene legata la figlia all’altare dell’espiazione, riuscendoci fino alla fine, anche quando sembrerà che Carrie se ne sia liberata.

La componente sessuale. Il sesso diviene un dato fondamentale della narrazione romanzesca, veicolo di distruzione e peccato secondo una concezione antica. Una presenza ingombrante e, talvolta, imbarazzata. Ma, come in Carrie, sempre cardine.

La componente scientifica. È scienza contro orrori antichi. Modernità contro antichità oscure. Che sia il tentativo di arginare l’orrore, o il medium per il quale l’orrore stesso si propaga, la scienza occupa un posto di primo rilievo e in questo romanzo diviene la voce riflessiva post-factum, che tenta di gettar luce su eventi psichici che non è più possibile ignorare e arginare. A tutti gli effetti, la certezza positivista ne esce sconfitta, e il romanzo si inserisce pienamente nella realtà post-moderna.

La componente stilistica. Breve, conciso, dritto al dunque, questo romanzo è il più breve della sua carriera, ma è di un’efficacia senza eguali. Stephen King non si perde in fronzoli, e fin dall’inizio dimostra di sapere il fatto suo. La voce della psicologia si alterna alla voce della narrazione senza soluzione di continuità, e il risultato è uno dei romanzi sull’adolescenza più crudi e sinceri che si possano leggere.

Quattro componenti che King ha saputo gestire con maestria tale, da creare un capolavoro. Aveva solo ventisei anni e fino a un anno prima aveva vissuto in una roulotte con la moglie, per mancanza di soldi. Carrie è uno spartiacque, dopo il quale, romanzo dopo romanzo, la leggenda si fa strada nel mondo.

Il fiabesco che c’è in Carrie. Nel primo romanzo di King ci sono alcuni punti che rimandano a un immaginario di tipo fiabesco, e che denotano la grande capacità dell’autore di attingere a molti piani narrativi, per lanciare suggestioni che vengono certamente colte dal lettore, anche quello meno attento. Il risultato è una sensazione di base che contribuisce a creare un certo tipo di atmosfera e di contesto. Per l’esattezza, stiamo parlando della Bella addormentata nel bosco e di Biancaneve. Stupiti? Ecco i punti.

Per tutta la prima parte del romanzo viene spiegato come Carrie attendesse al lavoro casalingo presso la macchina per cucire. Cucire, il fuso che punge… ricorda nulla? Una ragazza da risvegliare. Il sangue l’aveva addormentata, ed è il sangue a risvegliarla, oltre alla stagione amorosa che pare aprirsi per Carrie (Tommy come il principe che arriva). Alla fine, poi, quando il danno è stato fatto e Carrie è ricoperta di sangue e pare che tutti ridano di lei, ecco il brano che accompagna ciò che lei vive personalmente (il riferimento è all’edizione americana):

They were still all beautiful and there was still enchantment and wonder, but she had crossed a line and now the fairy tale was green with corruption and evil. In this one she would bite a poison apple, be attacked by trolls, be eaten by tigers (pag. 190).

Le ragioni di Carrie (contiene spoiler). In quest’ultimo punto, vorrei sottolineare quelle che, a mio avviso, sono le ragioni per le quali Carrie è fino in fondo una donna da amare, anche nella sua veste infernale. Il problema era sua madre, violentata in una situazione di parziale percezione di sé, la quale aveva formulato nel suo animo l’idea di un Dio vendicativo e che punisce, che marchia attraverso il sangue e per il quale il peccato non può che perpetuarsi, senza mai trovare perdono. È questo il problema fondamentale, e il fatto che Carrie ha incarnato il frutto della presenza diabolica in lei. Carrie ha realizzato l’idea della madre dell’angelo vendicativo, dell’angelo con la spada di fuoco, e al termine del romanzo la ragazza si trasforma esattamente in questa figura, andando dalla scuola per le strade della città e disseminando morte e distruzione, fino ad arrivare da Billy e Chris, gli autori dello scherzo (sangue di scrofa per una scrofa). Il finale del romanzo spezza il cuore, perché Stephen King riesce a mostrarci un’anima che si sente sola e abbandonata, che desidera l’amore della madre pur dopo averla uccisa (fermandole il cuore poco alla volta, simbolo che concretizza il fatto che sua madre avesse già cessato di amarla davvero). Sue Snell, colei che racconta buona parte dei fatti e che la trova proprio in punto di morte, ne raccoglie quest’ultima testimonianza – gridata con la mente – dentro di sé, vivendo in prima persona il bisogno di calore insoddisfatto e di amore mai ricevuto di Carrie. È una pagina struggente, che riesce a cancellare l’orrore della distruzione, per portarci immediatamente dalla sua parte.

Un’altra delle sue ragioni – frutto della colpa sociale di tutti – è il bisogno di essere considerata per un essere umano, il che la porta a ottenere soddisfazione urlando la propria esistenza per via telepatica a tutti coloro che la incontrano. Tutti sanno che a causare il disastro è lei. Della serie: non mi avete considerato fino a oggi? Adesso trovo io il modo.


Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...