È finalmente finito il tempo dell’illusione. Per anni ho vissuto in una sorta di bolla fatta di pubblicazioni, di aspirazioni, di idee, di speranze, di leccatine ricevute, di sgarbi fatti senza capirne il motivo, di progetti basati su un grande orgoglio, di presunzioni di essere nel giusto, di sogni del passato sempre più dorati e affascinanti, di interrogativi con mezze risposte. Una bolla che non ha riguardato me, ma tutti coloro che con me vi sono entrati, direttamente o indirettamente. Infine, la bolla è scoppiata e il pungolo è giunto da un luogo ben preciso dell’esistenza.
Dalla vita. È dalla vita che, con la maestria naturale di cui Essa è dotata, sono giunte le sollecitazioni che mi hanno portato a farla scoppiare. Che ci crediate o no, internet e in special modo i social networks hanno gonfiato la bolla all’inverosimile.
Non si tratta di aver utilizzato o di essermi atteso dai social networks qualcosa di sbagliato o che non mi potevano dare. Il problema sta proprio nella rivoluzione digitale che sta modificando il mondo. Perché ci si iscrive a un social network? Per tenere i contatti, direte voi. Già, ma con chi? Gran parte delle volte con gente che nemmeno si conosce. Gli atteggiamenti che vedo su Facebook, giusto per fare un nome, sono del tipo: ehi, guardate un po’ che ho fatto!, oppure: oggi mi sento proprio triste. O ancora: mi hanno fatto questa intervista.
La domanda che mi è sempre venuta spontanea è: cosa c’è dietro questi messaggi? Un altro messaggio, è la risposta che mi sono dato. Di solito si tratta di un bisogno di attenzione. Si notifica ciò che si sta facendo per avere gli occhi puntati addosso e si autoalimenta il bisogno continuando a notificarlo, nell’attesa che ci siano riscontri perduranti. Purtroppo, in questo meccanismo ci sono cascato pienamente, convinto che, per esempio, Facebook potesse essere utile a far conoscere ciò che scrivevo. In qualche modo lo è stato, ma – vi assicuro – in misura infinitamente inferiore a quanto si possa pensare. I social network danno meno di quanto richiedano in termini di tempo, di modifica della propria vita, di sottrazione alla propria vera realtà.
E allora, perché si continua a vivere lì, piuttosto che qui, nel mondo reale? Perché se vi viene offerto uno strumento per sentirvi un po’ meno soli, signori miei, quasi sempre ci si butterà anima e corpo. La conseguenza peggiore, però, è che la percezione della realtà viene modificata poco alla volta. Gente che nemmeno si conosce finisce per essere un “amico”, questi “amici” si ritengono di poter dire la loro a notifiche che si fanno sulla propria pagina (dal momento che l’hai postata, ti dicono, non puoi impedire che ti dica la mia!). Nei migliori dei casi comunicazioni che rimandano a pagine del proprio sito o del proprio blog vengono subissate da una selva di “mi piace” cinque o sei secondi dopo aver postato il collegamento, e magari il link rimandava a un articolo per cui ci vogliono due o tre minuti buoni per leggere da cima a fondo. Il tempo si trasforma, nei social networks, e diventa il tempo dell’apertura della pagina in cui si vedono gli aggiornamenti di stato di tutti gli “amici” e, spesso e volentieri, capita di imbattersi – per esempio – in bestemmie belle e buone. O in montagne di complimenti zuccherosi e artificiali. O in sapienti saggi che elargiscono perle di conoscenza interiore da far invidia a Buddha e Gesù Cristo.
Una bolla. Una grande, immensa, trasparente, inutile, fuorviante e dannosa bolla. La realizzazione in rete del mondo come rappresentazione di Schopenhauer.
Dalla vita, però, la vita vera, è giunto il vero Saggio che ha tirato fuori uno spillo fatto di platino e gemme grande come un bastone da passeggio, e che ha infilzato la palla enorme delle finzioni internettiane.
Io ne sono uscito e FB, Twitter e compagnia bella diventeranno soltanto il ricettacolo dei post che inserirò nel blog, senza più volervi mettere piede.
Voi cosa farete? Continuerete a vivere nell’illusione?
Si, continuerò a vivere nell’illusione. Me ne sono state tolte tante di illusioni, quest’anno. Questa, a meno che non sia io a disconnettermi, non me la possono togliere. Non dico che sia un’illusione sana e costruttiva, non lo sono mai le illusioni. Ma a volte, serve un’illusione per avere la certezza che il mondo non si ferma fuori dalla porta di casa mia.
Ma capisco la tua necessità e la approvo, su tutta la linea.