Di nuovo su Generazione TQ. Carlotta De Leo riporta sul Corriere.it un breve resoconto di ciò che si è detto alla famosa riunione presso la Laterza, e riporta ciò che sostiene Scurati. Copio e incollo da ciò che dice riguardo alla perdita di distinzione tra realtà e finzione:
Lo spartiacque è stata la prima Guerra del Golfo: «Ricordo che vidi cadere le bombe su Bagdad in televisione mentre sorseggiavo birra sul divano. Da allora – spiega – la nostra generazione ha assunto una postura spettatoriale che ci impedisce di dare un’unghiata al mondo». Incontri come questi possono essere utili a risvegliarci? «Fin qui direi di no – risponde con sincerità – Io sono scettico e credo che il bisogno di comunità sia il segno della sua assenza. Ma credo anche che questo conato sia significativo. Per uscire dall’impasse generazionale dobbiamo trovare nuovi orizzonti di comunicazione attiva. Io che scrivo per i giornali e ho una rubrica tv dico che non riusciremo mai ad invertire la rotta se puntiamo solo ad occupare spazi nei media tradizionali». E lancia una proposta: «I tempi sono maturi in Italia per fondare un nuovo quotidiano online che sia solo una trasposizione di contenuti dalla carta al web. Una testata culturale e di informazione dove la nostra generazione sia protagonista e non semplice ospite e possa raccontare la realtà senza distorsioni – dice – Chi lavora nelle redazioni sa bene che i giornali di carta hanno le ore contate. E sarebbe bello che il definitivo passaggio sia merito di un gruppo di scrittori che vogliono aprirsi all’esterno».
Mi sento di chiedere: e dunque?
Inizio a essere perplesso sull’iniziativa. Se il problema è che non si deve far cadere la soglia tra realtà e finzione, credo sinceramente che si vada fuori strada. La realtà è sempre un po’ finzione, e la finzione spesso è talmente reale da interrogare la realtà stessa. Se la soglia tra realtà e finzione è venuta meno, forse lo si deve al fatto che la gente si rende sempre più conto di quanto sia arbitrario dividere nettamente i due ambiti. La narrativa fantastica, per esempio, può parlare efficacemente della realtà non solo perché usa metafore efficaci, ma perché il fantastico è presente nella realtà, è inglobato nei meccanismi non del tutto razionali del mondo quotidiano. Dunque mi chiedo: perché non indirizzare l’approfondimento, piuttosto, verso questo punto?
se per scurati la soluzione all’autoreferenzialità è l’ennesima rivista/blog (diretta da lui, ovviamente), si va poco lontano. Per fortuna quelli più giovani di lui sono anche migliori di lui, che a livello di analisi mi pare ben radicato sulla generazione “CS”