Libertà e/o amore

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human-rights-dayEugenio Scalfari pone una questione interessante: l’amore come breve interruzione della guerra, ma la libertà come il più alto valore.

Domenica 22 mi è capitato di leggere l’articolo di Eugenio Scalfari su Repubblica, La Francia, l’Italia, l’Europa e la grazia di Francesco. Mi pare che il punto centrale – per quel che riguarda un credente e un insegnante di religione come il sottoscritto – sia allorquando parla di libertà come massimo valore sviluppato dall’Occidente. Non l’amore, bensì la libertà. Anzi, dice di più. Dice che il nostro Io ha un bisogno assoluto di conquistare un proprio territorio, di difenderlo e di ampliarlo. L’Io determina il potere e la guerra, a differenza che nel regno degli altri animali. L’unico antidoto a questo, secondo Scalfari è… non l’amore, non la pace, che sono solo brevi intervalli nel dominio del potere e della guerra, ma la libertà consapevole e la bellezza lirica ed evocativa.

A questo concetto affianco il nuovo testo di Stefano Rodotà, Diritto d’amore, edito da Laterza, laddove già dal titolo vi è un rimando – seppur per assurdo – alla necessità di garantire la possibilità di amare chiunque tramite il diritto. L’amore, perciò, deve diventare un diritto.

Anche l’amore, ripeto. Un diritto.

La mia impressione è che da tutto questo manchi un passaggio: il buon senso. Il diritto applicato senza buon senso mangia se stesso. Un diritto che riconosce unicamente ciò che esiste senza più “regolare” ma solo “definendo” diventa sterile e crea un problema che presenterà il suo conto tra qualche decennio (se ci andrà bene; se invece ci andrà male, molto ma molto prima): il conflitto tra i diritti diverrà sempre più aspro e solo allora si capirà che è necessario anche un quadro d’insieme, che oggi sfugge. Se si riconosce il diritto all’amore senza avere una prospettiva sociale capace di rendere conto di ogni componente, si creano le basi per una situazione di conflittualità che prima o poi diverrà sempre più evidente.

Per quel che riguarda me – e non lo dico né da Insegnante di Religione Cattolica né da cristiano, ma da uomo che si è formato con anni e anni di studi filosofici – sono convinto che al di sopra di tutto sia l’amore. L’amore non può essere al di sotto del diritto, ma dev’essere il contrario: l’amore deve garantire il diritto e, nel farlo, necessita del buon senso.

Invertire l’ordine del procedimento vuol dire consegnare il potere a un’idea – quella del diritto a ogni costo – che non sarà sempre capace di tenere conto del fattore umano e della sua unica possibilità di riuscita: l’amore. Tramite il buon senso.

Peccato che contrapposizioni, estremismi e ideologie di ogni tipo stiano abbattendo, pezzo dopo pezzo, la capacità di buon senso dei cittadini occidentali. Che sia un fatto voluto? Che si tratti della strategia migliore per poter utilizzare i diritti in modo “pilotato”?

 

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